Massimo Cacciari: “Leggendo Nietzsche ho deciso di non sposarmi. Della morte non mi frega nulla”
Un Massimo Cacciari davvero inedito quello che si è raccontato in una lunga intervista al Corriere: “La morte? Ci penso continuamente, ma nei termini in cui ci pensava Spinoza, ma anche Platone, tante volte citati senza capirci nulla. Non aspiro a morire, ma mi esercito a morire vivendo bene”, dichiara il filosofo.
Giunto all’età di 74 anni, Cacciari ammette di avere un rapporto pessimo con la vecchiaia: “Detesto chi ne parla come di un sereno tramonto. Tremo all’idea che mi parta il cervello”. L’ex sindaco di Venezia è un personaggio divisivo come pochi: o lo ami o lo odi.
Molto spesso ospite nei principali talk televisivi, recentemente ha fatto discutere dopo aver urlato al ministro Alfonso Bonafede “la vostra politica dell’integrazione fa schifo” e aggiungendo che chi non si indigna sui migranti è “un pezzo di m**da”.
Un personaggio discusso, insomma, come lui stesso ammette: “Il brutto carattere non è una fama, ce l’ho. Sono impaziente. Lo sono con chi non capisce e perché il tempo non mi basta mai”.
Un Cacciari inedito, dicevamo, che racconta in questa intervista al Corriere anche nei suoi aspetti più personali e privati: “I miei genitori mi hanno insegnato a camminare, a nuotare, a parlare, a non rubare e mi hanno dato tutti i libri che mi servivano”.
Cacciari racconta anche com’è nata la sua passione per la filosofia: “A 15 anni, quando leggo “Fenomenologia dello spirito” di Hegel. La filosofia è il linguaggio dell’Occidente, costituisce la forma del suo sapere e del suo agire, fornisce i concetti fondamentali per intenderne l’inquietudine, le tragedie e la stessa follia”.
Il filosofo parla poi della sua vita privata, spiegando perché non si è sposato: “Bisogna aver letto Nietzsche per capire cosa significa dire di sì, quando chiede: hai scavato il fondo della tua anima? Sei pronto a dire “per sempre”? Vale anche per essere padre; infatti, non ho avuto figli”.
Cacciari svela inoltre di tagliarsi barba e capelli da solo: “Temo si veda. Non ho tempo da perdere col barbiere”. C’è spazio anche per analizzare il suo passato politico, da giovane militante di sinistra: “In quel ‘68, mi sembrava possibile un’azione all’interno del sindacato e del Pci per porre le basi di una riforma di sistema. Alcuni di noi, invece, presero strade diverse: credevano si aprisse un processo rivoluzionario… Sono cose quasi impossibili da capire oggi. Comunque, la divisione fra lotta rivoluzionaria e riformismo, il delitto Moro, la fine del compromesso storico spiegano il trentennio successivo, il logoramento del ceto politico”, aggiunge Massimo Cacciari.