L’idea che abbiamo della monogamia nelle nostre relazioni è profondamente imperfetta
La società occidentale è fortemente improntata su una cultura amorosa improntata sulla monogamia, e questo ha influenzato ogni possibile riflessione sul tema, anche in campo scientifico
A proposito di relazioni amorose, il mondo si divide in due tipi di persone: c’è chi crede fermamente nella possibilità di intraprendere una relazione monogama e felice per tutta la vita, e chi, al contrario, rinuncia all’idea di condividere la propria intimità con una sola persona.
E non c’è modo di determinare se sia meglio l’uno o l’altro stile di vita, poiché è impossibile separare gli uomini dai loro pregiudizi, anche quando sono scienziati.
La società occidentale, in effetti, è talmente improntata su un modello di relazione monogama, che neanche coloro che si occupano dello studio dei rapporti umani riescono a riflettere sulla questione con una mentalità più aperta e meno legata alla tradizione culturale.
Ciò non vuole solamente dire che non c’è modo, attualmente, di capire se sia meglio la monogamia o la poligamia, ma anche che tutti gli studi precedentemente svolti sul tema sono imperfetti, deboli e difettosi.
Il primato dato alle unioni monogame in Occidente non sorprende, se si pensa alle società storicamente patriarcali che dominano il mondo: il sistema di ereditarietà per cui si tramandavano le proprietà di padre in figlio necessitava, infatti, di un determinato nucleo familiare.
Alcuni ricercatori dell’Università del Michigan, negli Stati Uniti, hanno dunque deciso di condurre un’analisi sulla possibilità che gli psicologi e gli scienziati abbiano, anche inconsciamente, dirottato i risultati degli studi precedenti in favore della monogamia.
Il risultato dell’analisi è stato che il modo stesso in cui in Occidente viene studiata l’intimità, è problematico.
Terri Conley, professoressa del dipartimento di psicologia dell’università e principale autrice della ricerca, ha detto che la nostra attitudine nei confronti della monogamia è “così radicata da essere invisibile”.
“Non è nemmeno che pensiamo che sia giusto”, ha detto la professoressa, “Lo vediamo solo come l’unica via”.
I ricercatori, inoltre, hanno sottolineato come, nelle indagini sulle relazioni, la non-monogamia viene spesso indicata usando un linguaggio che non è neutrale. Tradimento, infedeltà, offesa: sono termini che compaiono spesso in testi accademici, ma hanno una forte accezione negativa.
Conley ha anche raccontato di aver messo più volte in discussione i pregiudizi della ricerca sulle relazioni amorose, e ha affermato di aver trovato resistenza da parte di altri ricercatori.
Ad esempio, una volta Conley si è sentita dare dell’irresponsabile dopo aver pubblicato un articolo in cui affermava che le coppie non monogame consenzienti erano più inclini a praticare rapporti sessuali sicuri, rispetto alle coppie monogame che segretamente tradivano i loro partner.
“Permettere che la nostra tesi sia così emotivamente guidata, probabilmente non ci permette di pensare in modo veramente logico”, ha detto Conley.
Per la loro analisi, i ricercatori hanno intervistato oltre 2mila persone di età superiore ai 25 anni, di cui 617 erano in rapporti di non-monogamia consensuale (CNM), e tutti loro avevano relazioni con almeno una persona di sesso opposto.
Sulla base di una serie di sentimenti tra cui la fiducia, la gelosia, la passione e la soddisfazione generale, i ricercatori non hanno trovato alcuna differenza nel funzionamento delle relazioni aperte.