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Le città del futuro potrebbero essere molto simili ai borghi medievali

Immagine di copertina
Positano, un comune in provincia di Salerno sulla costiera amalfitana, è un intricato dedalo di antiche vie che si arrampicano su diversi promontori montani a strapiombo sul mare

Allievo di Norman Foster, l'architetto britannico creatore del quartier generale della Apple, David Galbraith spiega come cambieranno le aree urbane grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie

Pensando alle città del futuro, il cinema ha spesso immaginato megalopoli formate da grattacieli e enormi viali per automobili volanti o che si guidano da sole. E se invece le prossime città in cui vivremo somigliassero più a piccoli centri medievali?

Guardando dall’alto le città moderne infatti, in particolare quelle di più recente fondazione, come quelle nel continente americano o nella Russia orientale, si notano delle griglie ben definite.

Nonostante queste aree urbane rappresentino ancora esempi di sviluppo urbanistico, è questa la forma che prenderanno le città del futuro? No, almeno secondo David Galbraith, un designer allievo di quel Norman Foster responsabile della creazione del nuovo quartiere generale della Apple.

Galbraith è un imprenditore e anche un programmatore, ha infatti contribuito a fondare Yelp, un’applicazione simile a Trip Advisor, utile per la ricerca e la recensione di attività commerciali locali.

Proprio le sue esperienze nel campo del design e in quello delle nuove tecnologie gli ha dato la possibilità di immaginarsi le città del futuro, che secondo lui non assomiglieranno affatto all’“astronave” dove ha sede la Apple.

L’imprenditore scozzese sostiene che le città del futuro somiglieranno di più ai piccoli centri medievali italiani e francesi piuttosto che alle moderne megalopoli fatte di grandi viali.

Il modello delle città italiane del medioevo è solo un esempio citato da Galbraith. “Le città medievali non avevano una pianificazione urbanistica basata su un reticolo di strade dritte e regolari”, ha detto il designer scozzese alla rivista digitale statunitense Inverse.

“Le città americane invece sono state progettate così perché era previsto che il mezzo di trasporto principale fosse l’automobile e sono state progettate per espandersi molto velocemente, questo significava che doveva esserci una certa modularità del loro piano urbanistico”.

È la tecnologia quindi, oltre alle esigenze dei residenti, il motore della pianificazione urbanistica, secondo Galbraith. Questo indurrà gli urbanisti ad abbandonare schemi rigidi come le griglie stradali, per adottare un modello più complesso.

La tendenza della tecnologia alla miniaturizzazione infatti, secondo il designer scozzese, porterà gli esseri umani a trovare soluzioni diverse per il trasporto urbano.

Un progetto come quello di Elon Musk, denominato Boring company, annunciato dall’imprenditore statunitense con un tweet nel 2016, ne è un esempio.

L’idea è quella di costruire speciali tunnel sotterranei in cui far viaggiare le automobili ad alta velocità. Le macchine sarebbero posizionate su delle piattaforme che ne garantirebbero il trasporto attraverso il tunnel.

Galbraith sostiene inoltre che il miglioramento della capacità di localizzazione satellitare, dovuta a una nuova generazione di GPS, permetterà alle persone di muoversi per strade e sentieri anche più complicati, influenzando gli urbanisti a dare spazio alla propria fantasia.

L’idea alla base della proposta di Galbraith è quella di utilizzare algoritmi, attraverso i quali dei programmi informatici potranno pianificare le città del futuro.

Se la previsione di Galbraith si dovesse rivelare corretta dunque, le città del futuro, progettate da computer, potrebbero somigliare a quelle fondate in un periodo in cui l’informatica ancora non esisteva.

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