Ecco chi ha scritto il nuovo libro di Giulia De Lellis insieme alla influencer, e perché ha deciso di farlo
L'opera dell'ex partecipante al Grande Fratello Vip è il frutto di un lavoro a quattro mani
Giulia De Lellis, nuovo libro: ecco chi l’ha scritto veramente e perché
La notizia dell’imminente uscita del libro scritto da Giulia De Lellis ha scioccato la community di follower della giovane influencer, ex partecipante a vari reality show.
De Lellis, per sua stessa ammissione, non sembra amare la lettura o la letteratura, e ha dichiarato più volte di aver letto pochi libri in vita sua.
Ma la show girl ha deciso di scrivere la sua storia perché aveva bisogno di liberarsi di un segreto: il tradimento da parte dell’ex tronista conosciuto nello studio di Uomini e Donne, Andrea Damante.
Quest’ultimo infatti le avrebbe messo le corna, ponendo fine a tre anni di convivenza, ad aprile 2019. Da qui il titolo del libro ““Le corna stanno bene su tutto – Ma io stavo meglio senza” che, stando all’annuncio della ragazza su Instagram, si potrebbe già preordinare, e sarà disponibile in libreria a settembre.
Eppure sembra strano che la De Lellis l’abbia scritto tutta sola, e spunta in queste ora l’identità della sua ghost writer, Stella Pulpo, scrittrice nota sul web per aver dato vita al blog “Memorie di una vagina“, che parla di donne, uomini e sesso in modo auto ironico e al femminile.
In un lungo post su Facebook, la Carry Bradshaw nostrana, autrice del romanzo autobiografico “Fai uno squillo quando arrivi”, ha rivelato di aver scritto il libro insieme a Giulia De Lellis, rivelando le ragioni per cui ha deciso di farlo. Resistendo alla perplessità iniziale.
“Quando mi hanno proposto di scrivere un libro con Giulia De Lellis, ho pensato che il destino mi stesse mandando un messaggio, e che quel messaggio fosse chiaro: cambia lavoro, datti all’ippica, fai altro”, scrive Stella Pulpo.
Da quando è stato dato l’annuncio su Instagram, l’autrice ha ricevuto molti messaggi d’incredulità e stupore da parte di persone che le chiedevano, in sintesi: “Stella ma ti sei bevuta il cervello?”. E così la ghost writer del libro di Giulia De Lellis ha voluto elencare le sue motivazioni.
“Quando l’ho incontrata, Giulia ha iniziato a parlare come un fiume in piena e mi è parso che, in fondo, il mio know-how in fatto di relazioni, di amore, di tradimenti potesse esserle umanamente utile. Durante le lunghissime ore di conversazione, che a volte parevano sedute di terapia, ci sono state risate, riflessioni, sigarette e lacrime. Sorprendentemente, ho scoperto che Giulia è simpatica, autoironica, alla mano, schietta, coraggiosa e pure, francamente, tenera. Cercava qualcuno che l’aiutasse a raccontare una storia, e raccontare storie è il mio mestiere”, scrive Stella Pulpo. E continua a spiegare:
“Naturalmente, il tema era per me pertinente: il tradimento è un tema universale e alquanto nelle mie corde. L’amore e le sue complicazioni sono un fatto democratico, un linguaggio condiviso che ci mette tutti sullo stesso piano, a prescindere dal grado di erudizione che abbiamo”, dichiara la blogger.
“Giulia ha 10 anni meno di me, appartiene a un mondo profondamente distante dal mio e parla a donne molto più giovani di quelle a cui generalmente arrivo io. Alla mia coscienza femminista è sembrata una buona opportunità, raggiungere un pubblico più giovane, veicolando messaggi che considero positivi, di autodeterminazione, onestà, umanità e libertà individuale”.
Nel complesso, quella che sembrava una proposta assurda si è rivelata un’ottima esperienza in termini personali e professionali per la scrittrice di origini tarantine.
“Da un lato, relazionarmi con Giulia è stato umanamente formativo: mi ha portata fuori dalla mia comfort zone, e a capire che lo snobismo intellettuale non ti rende più intelligente, anzi”.
In termini professionali, invece, per Pulpo è stata un’esperienza nuova e stimolante perché l’autrice non aveva mai scritto a quattro mani la storia di qualcuno che non fosse lei.
“Cercando il punto di equilibrio tra la mia cifra e quella di un’altra persona”, dice. E conclude: “Se per via di questo libro, qualcuno dovesse perdere la stima nei miei confronti, mi spiace ma me ne farò una ragione. Alla veneranda età di 33 anni, con una gavetta di 20 anni alle spalle (il primo concorso l’ho vinto a 13, modestamente), mi considero una professionista che dimostra il suo valore anche accettando sfide apparentemente impossibili, come questa”.