Gigi Buffon e la depressione: “A salvarmi è stato un dipinto”
Il giocatore rivela di aver sofferto di depressione: "Avevo perso la gioia di vivere"
Per una vita portiere della Juventus, oggi numero 1 del Paris Saint Germain, Gigi Buffon resta uno dei giocatori più amati del calcio. E anche dei più chiacchierati. La sua vita privata è finita spesso sulle prime pagine dei giornali di gossip, tra amori importanti e tradimenti sconvolgenti.
Nonostante il portiere abbia abituato i suoi fan a un sorriso smagliante, in pochi sanno che dietro si nascondeva un dolore profondo. Gigi Buffon, infatti, ha sofferto di depressione. Era il 2004 quando il numero 1 della Juventus ammetteva di aver “perso la gioia di vivere”.
Di momenti difficili Buffon ne ha affrontati molti, ma in quel periodo non c’era nulla che riuscisse a tirarlo su e a farlo uscire da quello stato di insoddisfazione mista a sofferenza. “Ero costretto a far convivere forzatamente il malessere e il dover fornire prestazioni elevate”, ha detto lo stesso ex portiere del club torinese.
Quello stato lo fece cadere in un “baratro di mille domande”. Non bastava essere “bello, ricco e famoso”, ha detto ancora Gigi Buffon. A un certo punto, però, qualcosa nella sua vita improvvisamente è cambiato. È successo tutto in un momento: la depressione veniva spazzata via da un dettaglio che per Gigi Buffon diventava un ancora di salvezza.
All’epoca, indossando la maglia numero 1 della Juventus, Buffon viveva a Torino. Un giorno decise di entrare nella Galleria d’Arte Moderna della città. Muovendosi tra i corridoi del museo, il giocatore rimase folgorato da un dipinto.
Si trattava di La passeggiata di Marc Chagall. Quel dipinto, uno dei più celebri del pittore, ha stregato il portiere: “Mi ha affascinato per la sua semplicità”. “Potrebbe averlo dipinto un bambino, è questo che mi ha colpito”, ha rivelato il giocatore.
“Possiamo volare in aerei privati o guidare auto fantastiche, ma alla fine sono le cose semplici che danno felicità nella vita”, ha aggiunto ancora Buffon. “Come un quadro in un giorno ordinario”.