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Dove sono le donne a decidere: le foto di una delle ultime società completamente matriarcali al mondo

Immagine di copertina
Pema Lamu, 73, siede nella sua stanza nel villaggio di Zhashi. Come accade per molte Dabu, il suo corpo è segnato dagli anni spesi a lavorare nei campi. Mentre gli uomini si dedicano ai lavori più pesanti, le donne sono responsabili del lavoro nelle fattorie. Credit: Karolin Klüppel

Una fotografa tedesca ha visitato molti villaggi della popolazione Mosuo, in Cina, la cui società è basata sul potere femminile

La tedesca Karolin Klüppel fra il 2015 e il 2016 ha fotografato la popolazione Mosuo, una minoranza etnica cinese di circa 40mila persone che vive vicino al lago Lugu, nei pressi dell’Himalaya. Da centinaia di anni la loro società ha una struttura matriarcale, e cioè è fondata sul potere e sul ruolo decisionale delle donne.

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Una delle pratiche più celebri di quello che viene definito “il regno delle donne”, è quella dello zuo hun, ovvero del cosiddetto “matrimonio in cammino”: a partire dall’età di 13 anni, quando vengono iniziate, le donne possono scegliere e cambiare i partner a loro piacimento all’interno della loro tribù, avendone solo uno o cambiandone molti per tutto il corso della loro vita.

Gli uomini trascorrono le giornate pescando o allevando gli animali, e vanno a trovare le donne di notte, spesso in segreto. Gli eventuali figli abitano per tutta la loro esistenza con la famiglia della madre.

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Nella lingua Mosuo non esistono le parole “marito” e “padre”, per cui i bambini si riferiscono a tutti gli uomini con cui hanno un certo legame chiamandoli “zio”. Non c’è alcun pregiudizio nel non sapere chi sia il padre di un bambino o una bambina.

Il capofamiglia è sempre una donna, che controlla le finanze e le proprietà, ha i diritti suoi figli e ne sceglie il cognome.

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È per questi motivi che questa società viene definita matriarcale, ma ci sono alcune eccezioni. Le donne, infatti, non hanno molto potere politico, e la religione Daba, che i Mosuo praticano da secoli, riconosce solo preti maschi.

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Solo di recente, da una decina di anni o poco più, per giungere ai villaggi Mosuo è stata costruita una strada, e addirittura ora un aeroporto, ma prima questa popolazione viveva essenzialmente isolata e lontana dalle influenze esterne. Ora che è esposta al resto del mondo, lentamente la loro cultura sta svanendo.

Con la grande rivoluzione culturale, lanciata da Mao Tse-tung nel 1966, le coppie sono state costrette a sposarsi, e oggi le loro tradizioni vengono strumentalizzate dal governo Cinese a fini turistici. Sempre meno famiglie sono in grado di sostentarsi nel metodo tradizionale e in generale la povertà è sempre più diffusa.

Durante il suo viaggio, la fotografa si è concentrata soprattutto sulle donne anziane, le matriarche, chiamate spesso “Dabu”. Queste donne conservano ancora intatto il ricordo degli anni in cui i villaggi  non erano esposti alle influenze esterne e sono fiere custodi delle tradizioni e della cultura Mosuo, anche se avvertono i cambiamenti in atto. Ad averla colpita in particolare sono la forza emotiva e fisica di queste donne, che ad ottant’anni portavano carichi che la fotografa stessa non sarebbe stata in grado di sollevare.

Ecco i ritratti di alcune di queste donne:

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