“Sono diventato ciò che ho sempre odiato”, la confessione di Fedez a Maurizio Costanzo
Il cantante ha concesso una lunga intervista al noto giornalista
Il noto cantante e giudice di X Factor, Fedez, si è raccontato – per la prima volta dopo il matrimonio con la Ferragni – in una lunga intervista a Maurizio Costanzo, andata in onda lunedì 17 settembre alle ore 23.20 su Canale 5.
Parliamo di Federico, questo ragazzo cresciuto a Buccinasco. Che tu chiami Bucci Beach?
Non è che la chiamo io, veniva chiamata in gergo così tra i giovani. Almeno non so ora, quando ero giovane io la si chiamava così.
È una domanda frequente. Però la risposta è sempre la stessa, dopo un po’ che copri gran parte del tuo corpo non li quantifichi più, vai a pezzi di corpo.
Il primo tatuaggio l’ho fatto a 14 anni e poi sono arrivati tutti gli altri. Sicuramente sono una forma di vanità, di esibizionismo e anche ti ricordano dei periodi della tua vita.
Sì. No non cercare significati nei miei tatuaggi perché non li trovi. Per me è commissionare un’opera d’arte a un’artista.
No, non ancora tatuaggi dedicati a lui. Fake news.
Sì, anche perchè deriva da una circostanza non voluta. Nel senso che ero già di mio predisposto all’essere in sovrappeso e in più verso la quarta quinta elementare ebbi un forte attacco d’asma che mi costrinse a stare in ospedale per un paio di settimane. Mi diedero il cortisone e questa cosa mi aveva gonfiato.
Sono stato vittima di bullismo come penso tutti i miei coetanei, la mia vita non è stata caratterizzata dal bullismo, però vivendo in un contesto di periferia era facile venire a contatto con un certo tipo di realtà in un periodo in cui non c’era tutta la sensibilizzazione che c’è oggi.
No no assolutamente
Nella media
Per un bel periodo sì. In realtà ero abbastanza bravo in quello che mi piaceva. Io ho fatto il liceo artistico con indirizzo beni culturali e non essendo bravo nel disegno mi piaceva interpretare le opere e vinsi anche un concorso nazionale alla Fondazione Arnaldo Pomodoro per fare la guida a una mostra di Kounellis che non è un artista facilissimo da interpretare.
Si si l’ho fatto e mi rubarono anche il motorino fuori da questo stage. Però diciamo ero bravo in quello che mi interessava.
Dovresti specificarmi cosa intendi per brutte frequentazioni.
Sì sì sicuramente. Nei limiti della legalità nel senso, non ho mai frequentato criminali. Con un indole diversa dalla mia sicuramente.
No no, non era proprio così. Questo è successo verso le superiori, eravamo una compagnia molto ampia. Eravamo quasi mille persone quando eravamo in tanti.
No no, questo era il “muretto di Milano”, ero già cresciuto questo era in pieno centro. Era una comitiva molto multietnica e tra questi c’era anche il padre di un nostro amico che fresco di galera, era appena uscito dalla galera per necessità penso usciva con la pistola. Ed è capitato di dovergliela nascondere.
Non sono cose di cui vado fierissimo.
È un po’ autoreferenziale definirsi ribelli, sicuramente diverso.
No
La mia prima fidanzata risale ai tempi della terza quarta superiore, si chiamava Fiammetta.
L’avevo incontrata sempre nella compagnia che frequentavo io, lei gravita attorno alla nostra compagnia e fu una frequentazione un po’ travagliata, nel senso che ci lasciavamo e ci riprendevamo e così via.
No non l’ho mia più vista.
So che si è trasferita in Australia.
Non ne ho idea, non te lo so dire.
I primi lavori che volevo fare erano il benzinaio e il gelataio. E non ho idea del perché. Poi ho sempre avuto velleità artistiche, fino alle superiori forse non avevo mai messo a fuoco ciò che avrei voluto fare. Però dalla terza superiore in poi avevo ben chiaro che avrei voluto provare a inseguire il sogno del diventare un artista, se così si può definire. Lavorare nel mondo della musica.
Sì sì sono contento.
Non saprei dirti, dovrei psicanalizzarmi per il tempo che ho a disposizione per la risposta. Sicuramente sono cambiato.
Tante cose, diciamo che non c’è mai stata la ricerca ossessiva del successo da parte mia. C’è sempre stata un’urgenza espressiva. E sicuramente la voglia di ampliare il proprio pubblico, ma non c’è mai stata la ricerca della fama in sé. È poi forse anche un effetto collaterale che vuoi o non vuoi ecco. Mi ha cambiato, mi ha reso ciò che sono inevitabilmente. Nel bene e nel male.
Ciò che volevo essere e anche ciò che non avrei mai voluto essere. Un po’ in mezzo tra quello che ho sempre odiato e quello che avrei voluto essere.
Da piccolo avevo delle convinzioni e anche degli ideali se proprio vogliamo usare questa parola. Inevitabilmente sono diventato ciò che ho sempre odiato, appartenendo a classi subalterne e affrontando anche tematiche sociali all’inizio. Cantavo nei centri sociali, venivo da un’estrazione fortemente connotata politicamente.
È bellissimo infatti io ne vado molto fiero. Però inevitabilmente il mio imborghesimento artistico e personale mi ha fatto un po’ diventare una contraddizione vivente.
Esiste nella musica sicuramente. È difficile far approdare un sistema clientelare nel contesto discografico, tante persone hanno cercato di spingere artisti, ma è difficile perché è il pubblico che decide.
Inconsapevole, con una sana incoscienza che oggi inevitabilmente non c’è più.
Di farsi meno paranoie perché alla fine è andato tutto bene.
Tantissime
La paura è sempre quella di tornare indietro.
Che non va bene, che non piace.
Sì ma io essendo stato sempre molto fortunato, non mi è mai capitato ho paura di come affronterò l’inevitabile.
Sì, per retaggio e percorso di vita essendomi costruito tutto con le mie mani e mi sono trovato davanti situazioni in cui persone non meritveoli ma che magari avevano cognomi altisonanti venivano messi davanti.
Da tantissimo, saranno almeno dieci anni. Ma so che nel centro sociale dove sono cresciuto so che mi vogliono ancora bene. Il centro sociale in piazzale Lotto in via Monte Rosa, il centro sociale Il Cantiere.
Sì non se so abbia rifiutato o forse perché non si potesse fare. Non mi ricordo.
Ottimo.
Dire sempre sarebbe sbagliato. Diciamo che mia mamma ha finto di crederci. Quando si inizia a perseguire un qualcosa sembra impossibile è difficile. Mia madre sicuramente è stata al mio fianco e mi ha sostenuto. Mio padre ha iniziato a crederci quando le cose hanno iniziato a girare.
No devo dire la verità è stata molta forza di volontà individuale. Sicuramente il suo sostegno è stato importante, però inizialmente è stato un viaggio solitario.
Sì mio padre ha conosciuto la cassa integrazione, mia madre è diventata disoccupata. E con i soldi della liquidazione di mia madre i miei genitori ebbero questa geniale idea di prendere un bar, senza avere avuto mai esperienza nel settore che ci ha portato a vivere una vita che non volevamo. Penso che per portare avanti un bar devi proprio avere la passione.
Io andavo a scuola e quando uscivo facevo l’orario di punta dei pranzi.
Sì certo so anche montare il latte per fare il caffè macchiato. Tutto.
Il bar lo abbiamo venduto a persone che poi non ci hanno pagato . Ci sequestrarono la licenza del bar e quindi iniziò tutto ad andare tutto parecchio male.
Sì, è sicuramente migliorato nel tempo.
Siamo una famiglia con pochi fronzoli, io e mia mamma ci diciamo i voglio ben una volta all’anno in occasioni speciali. Poche parole ma viviamo molto il rapporto.
È molto brava, è molto esigente come lo sono io. Siamo molto simili, caratterialmente penso che siamo uguali.
Se non fossi arrivato io, con tutto ciò che ne consegue economicamente sarebbe stato molto difficile superare determinati problemi. Ci pensiamo a questi momenti e molto spesso mia mamma me li ricorda. È importante ricordarsi da dove si viene.
No, non ho nervosismo però non sempre ci si ricorda da dove si viene.
È un nomignolo che ci siamo sempre dati, sinceramente non ricordo come sia nata la cosa.
Senza fare troppa dietrologia Chiara è l’imprenditrice del web. Chiara è stata considerata da Forbes la donna più influente nella moda.
Io penso di sì. Dovevamo creare un brano estivo che suggellasse l’album insieme a J-Ax venne a mente a me il titolo e mi venne questo gioco di parole. Nello scrivere il testo avevo buttato giù delle idee e parlando del web e delle influencer il primo nome che mi venne in mente fu il suo. Non c’era lo scopo però di volere approcciare Chiara.
Non so se mi sbilanciai così tanto. Ma sicuramente ci fu fin da subito un’affinità fuori dal comune.
Che era una cosa che potesse durare.
No all’inizio diceva no ma perché io avevo capito la risposta. Poi tra l’altro proprio il giorno prima della proposta avemmo una litigata bella tosta, quindi inizialmente non capii la risposta nemmeno io.
È difficile definire le persone. Io penso che Chiara sia una persona estremamente intelligente e positiva. Il che per me è stata una sorta di medicina, perché io sono esattamente l’opposto. Sono una persona molto cinica.
Sono una persona poco spensierata. Se c’è da vedere il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto io vado verso il vuoto. E diciamo che il vuoto ti può anche risucchiare. E lei è totalmente l’opposto, Chiara è una persona estremamente positiva che cerca di vedere il bene e il bello in tutto e di conseguenza riesce a godersi le cose come io non sono mai riuscito a fare prima di lei.
Bisognerebbe chiederlo a lei.
Entrambi.
Ma no, sono sempre stato fidanzato prima.
Ottimi
Ottima, non mi sono mai trovato in una situazione dove i miei genitori mi dicevano non approvo una fidanzata.
Sì in questo momento sì.
Ti dico una cosa, da quando abbiamo iniziato l’intervista l’unico momento in cui ti ho visto gli occhi lucidi è stato quando vedevi Leone. Chi ha deciso di chiamarlo Leone?
Ha deciso inizialmente Chiara, io in realtà volevo chiamarlo Leonardo. Poi per il giorno del mio compleanno avevo dato una festa e vennero in questo hotel anche Mika e Manuel Agnelli. Chiara rimase nella stanza dell’hotel perché era stanca e io andai con Chiara e Manuel a salutarla e tra i regali di compleanno c’era anche il libro dei nomi. E allora Mika per risolvere la “diatriba” disse prendi il libro, aprilo a caso e tra tutti i nomi uscì proprio Leone. Allora da lì ho deciso di non mettermi contro il destino.
Non sono per inibire o contrastare nulla di quello che vorrà fare.
Leone non ha ancora il passaporto italiano al momento ha solo quello americano.
Sul dibattito dell’esposizione dei figli sui social io sono dell’idea di volere mostrare quello che ho di più bello.
Sì, Leone sta con me.
Sì.
È nella fase in cui osserva e tocca.
No, ha il doppio cognome, si chiama Leone Lucia Ferragni.
Ma io ho avuto un sacco di diatribe, pensa che la prima volta che è stata letta la parola rapper in Parlamento è stato fatto per me perché avevo ricevuto la mia prima interrogazione parlamentare per accusa di vilipendio. E due esponenti del Pd, sempre sul pezzo, proposero di estromettermi da Sky perché avevo partecipato a una manifestazione del Movimento 5 Stelle. Fortunatamente non lavoravo in Rai.
Io sono un grande promotore di questa cosa. La decisione di Sky è stata presa per tutelare i ragazzi. Quando è esploso lo scandalo Asia il rischio era che per tutta l’edizione si parlasse dello scandalo. Invece ora si parla di Asia solo come giudice, quindi i concorrenti stessi secondo me chiederanno di far tornare Asia.
Io e Salvini ce ne siamo dette abbastanza. Poi lui chiuse il dibattito dicendo che sfortunatamente suo figlio era venuto a un mio concerto e io gli risposi che aveva il nemico in casa.
Non ho proferito parola su questo argomento per tutto questo periodo. Preferisco non dire niente e nemmeno di J-Ax.
Non ero un tossicodipendente, il mio corpo ha rigettato tutto.
Per me è stata una giornata incredibile. Non abbiamo dato nessuna esclusiva a nessuna emittente televisiva abbiamo fatto come sempre usando i social.
Più che dirsi qualcosa su di noi penso che le promesse che ci siamo fatti siano state una cosa pazzesca.
Con le donazioni invece abbiamo raccolto invece 44mila euro e stiamo decidendo a chi donarle ma visto che abbiamo ricevuto diverse richiesta di protesi penso che ci orienteremo su questo.
L’anticipazione dell’intervista dei giorni precedenti
“Non c’è mai stata la ricerca ossessiva del successo da parte mia, c’è sempre stata un’urgenza espressiva e la voglia di ampliare il proprio pubblico, non c’è mai stata la ricerca della fama in sé… Il successo mi ha cambiato, mi ha reso ciò che sono, inevitabilmente, nel bene e nel male”.
“Ciò che volevo essere e anche ciò che non avrei mai voluto essere, un po’ in mezzo tra quello che ho sempre odiato e quello che avrei voluto essere”
“Da piccolo avevo delle convinzioni, degli ideali… inevitabilmente sono diventato ciò che ho sempre odiato… appartenendo a classi subalterne e affrontando anche tematiche sociali… venivo da una estrazione fortemente connotata politicamente… però, inevitabilmente, il mio imborghesimento artistico e personale mi ha fatto diventare un po’ una contraddizione vivente”.
“Sì, è sicuramente migliorato nel tempo. Siamo una famiglia con pochi fronzoli, io e mia mamma penso che ci diciamo “ti voglio bene” una volta all’anno, solo in occasioni speciali. Sprechiamo poche parole ma viviamo molto il rapporto”.
“E vabbè…è normale”.
“Sono d’accordo…”
“Per me è stata una medicina. Con Chiara ci fu da subito un’affinità che era fuori dal comune. Penso che sia una persona estremamente intelligente ed estremamente positiva… per me è stata una sorta di medicina perché io sono praticamente l’opposto, io sono una persona molto cinica… sono una persona poco spensierata… quando c’è da vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto io vado verso il vuoto e il problema è che il vuoto ti può anche risucchiare. Lei cerca di vedere il bene e il bello in tutto e di conseguenza riesce a godersi le cose come io non sono mai riuscito a fare prima di lei”.