In che modo micro-dosi di LSD potrebbero renderci più concentrati e produttivi
Uno studio sostiene questa tesi, ma secondo altri ricercatori il fatto che piccolissime quantità di LSD aumentino la concentrazione senza avere gravi effetti collaterali non è provato
Cosa succederebbe se iniziassimo ad assumere LSD, una delle più potenti sostanze psichedeliche al mondo, in sostituzione del classico caffè, per essere più concentrati e produttivi?
Da un articolo pubblicato nel 2015 sulla rivista Rolling Stone era emerso un nuovo trend nella Silicon Valley, dove un “crescente numero di professionisti” ha iniziato ad prendere micro-dosi di LSD, per incrementare creatività e produttività.
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La dose in questione corrisponde ad un decimo di quella contenuta in una normale pasticca, e gli effetti benefici sarebbero legati ad un aumento della concentrazione e dell’ottimismo. Ciò si spiega col fatto che l’LSD interagisce con la serotonina, uno dei neurotrasmettitori legati al senso di benessere.
James Fadiman, autore del libro The Psychedelic Explorer’s Guide, ha introdotto il tema delle micro-dosi nel dibattito pubblico dopo aver collezionato le testimonianze di sperimentatori autonomi. L’autore ha dichiarato che piccolissime quantità di LSD sono più salutari dell’Adderal, altra sostanza utilizzata in alcuni ambienti lavorativi per migliorare la concentrazione. Per ottenere risultati ottimali, Fadiman suggerisce l’uso di LSD ogni quattro giorni, senza modificare le altre abitudini della propria routine quotidiana.
Oltre che incrementare la creatività, le mini-dosi di LSD allevierebbero anche sintomi depressivi, emicranie e senso di affaticamento cronico.
Ma tutto questo può ritenersi attendibile e sostenibile nel lungo periodo?
Matthew Johnson, professore associato di psichiatria alla Johns Hopkins University ed esperto di fenomeni di dipendenza da droghe, rimane scettico nei confronti del clamore mediatico suscitato da questi studi, e ritiene che non ci siano prove empiriche sufficienti per sostenere la tesi dell’utilità dell’LSD per le prestazioni lavorative e la vita personale.
Johnson ritiene che tutte le testimonianze raccolte da Fadiman risentano del cosiddetto effetto placebo. I soggetti potrebbero cioè essersi soltanto autoconvinti degli effetti benefici della sostanza.
La strada per sostituire il tanto amato caffè è quindi ancora molto lunga.