Caso Dolce&Gabbana, la maison è scomparsa dai siti di e-commerce cinesi
Il boicottaggio è stato avviato dai più importanti colossi online
Nuovo colpo basso per Dolce&Gabbana. La casa di moda, infatti, dopo la polemica per lo spot definito “razzista e sessista”, è scomparsa dai grandi portali di commercio online cinesi già dalla tarda serata di mercoledì 21 novembre 2018.
Tmall, JD.com e Suning sono stati i primi colossi a boicottare. Con loro anche quelli cross-border come NetEase Kaola e Ymatou, e compagnie del luxury e-commerce quali Secoo e Vip.com, e Yhd.com.
Su Weibo, uno dei social media più diffusi in Cina, D&G è tra i primi quattro principali trending topic.
Le scuse della maison milanese sono arrivate subito dopo la bufera.
Un caso diplomatico tra Italia e Cina?
“Non è una questione diplomatica e non lascerò che diventi un caso diplomatico”, ha subito precisato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, a proposito della bufera su Dolce&Gabbana. “Dovreste chiedere alle persone comuni come si pongono rispetto a questa domanda”, ha aggiunto in conferenza stampa.
Che cosa è successo
Sono stati postati tre video sull’account Instagram della celebre casa di moda italiana. Si tratta di una campagna pubblicitaria che ritrae una giovane donna cinese mentre mangia piatti tipici della cucina italiana usando le tradizionali bacchette impiegate sulle tavole orientali.
Una voce maschile le consiglia cosa fare e, in un secondo video che mostra la ragazza in procinto di mangiare un cannolo, dice: “È troppo grande da mangiare per te?”.
Da qui le accuse di razzismo e sessimo lanciate dalla Cina.
In segno di protesta molte celebrità hanno annunciato che non si sarebbero presentate alla sfilata in programma all’Expo Centre, nella centralissima aerea di Pudong, a Shanghai. Tra queste, secondo quanto riportato dal quotidiano China Daily, ci sarebbero anche le attrici Zhang Ziyi e Li Bingbing, e l’attore Chen Kun.
Sul loro account Weibo gli stilisti milanesi hanno confermato che lo show è stato “rinviato”, ma secondo altre fonti la sfilata di moda sarebbe stata cancellata dall’Ufficio per gli Affari Culturali di Shanghai.
L’azienda, comunque, ha 25 punti vendita nel Paese: il mercato del lusso cinese vale circa 72 miliardi di dollari.