Dario Argento: “Dopo aver girato ‘Suspiria’ volevo suicidarmi”
Il regista confessa le sue paure più profonde
Il rapporto con Dio, le angosce e i tormenti. È un Dario Argento inedito quello che emerge da un’intervista realizzata da Candida Morvillo per il Corriere della sera, pubblicata il 9 febbraio 2019. Il regista, che ha firmato capolavori come Suspiria e Profondo rosso, ha parlato di sé e di quel lato un po’ più nascosto che spesso si è poi rivelato nei suoi film.
“Sono praticante, mi confesso e la domenica faccio le letture nella mia chiesa”, spiega il cineasta romano. “Il mio confessore dice che, come nei miei film, il mistero e l’orrore sono anche nella Bibbia”.
Il male è spesso presente nell’opera di Argento: il regista lo definisce il “volere cose di cui non hai diritto”. E sul fatto se nel male ci sia o meno lo zampino del diavolo, il regista non ha dubbi: “Non di uno solo, ma di tanti. Secondo i miei studi, sono migliaia, tutti col loro nome e una loro specialità”.
Suspiria uscì nelle sale nel 1977. Una pietra miliare della storia del cinema e anche della carriera del regista, che però ha lottato contro la volontà di suicidarsi poco dopo le riprese: “Non ho mai capito perché. Il film era stato impegnativo, era il 1976, gli effetti speciali non esistevano. Mi ero separato da Daria Nicolodi, Asia aveva un anno ed era come se non l’avessi mai vista. Mi ero chiuso all’Hotel Flora, a Roma, a riposare per un mese. All’apparenza ero sereno, la sera venivano gli attori e la troupe, vedevamo film, andavamo a ballare al Jackie ‘O”.
“Ma la notte la finestra mi chiamava, mi vedevo sfracellato al suolo. Un amico medico mi aveva detto di murarla con l’armadio, così da non potermi buttare se l’impulso fosse tornato. Funzionò, la notte mi ritrovavo accasciato fra l’armadio e le tende, ma vivo”, ha affermato Argento.
Nonostante la materia trattata – pellicole che spaziano dall’horror al thriller – il cineasta non è temuto, ma è anzi bersaglio “di tanti squilibrati, uomini e donne (più donne), tutti turbati dai miei film”.
“Sono stato perseguitato da telefonate, minacce e appostamenti”, ha spiegato Argento. E spesso ha avuto paura per la sua incolumità: “Già dal primo film (L’uccello dalle piume di cristallo, ndr), uno veniva a urlare sotto casa. Un altro era convinto di essere uguale a me, ma non era vero per niente. Andava nei ristoranti e diceva di mandarmi il conto, mi chiamava e minacciava: paga o ti uccido a bastonate. Un giorno, i miei aiuto registi l’hanno sbattuto al muro, gli hanno dato qualche sberla ed è sparito”.
“Quando ero a Los Angeles per preparare Tenebre per la Fox, cambiai vari alberghi e uno stalker mi trovava sempre. Alla fine, decisi di tornare a girare in Italia”, ha raccontato, sulla sua esperienza, Dario Argento.