Com’era visto il sesso durante il Medioevo
I rapporti sessuali nell'epoca dell'amor cortese erano ritenuti dannosi poiché si credeva che le passioni offuscassero la mente
Alcuni storici hanno esplorato questioni relative al sesso durante il Medioevo.
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Avere rapporti sessuali troppo spesso era ritenuto dannoso: si pensava infatti che le passioni offuscassero la mente.
Durante il Medioevo infatti era possibile fare l’amore ma l’unico fine doveva essere la procreazione.
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Il linguaggio del corpo era considerato il fattore principale
Occhi e sguardo erano una delle parti più importanti in termini di sessualità.
Nel libro, Medieval Life, l’archeologa Roberta Gilchrist spiega che l’occhio non era considerato come un ricevitore passivo ma era invece il metodo più efficace e diretto per inviare messaggi sessuali.
L’atto stesso di guardare infatti stimolava il desiderio nell’osservatore e nell’osservato.
Alle donne veniva in genere consigliato di evitare di guardare gli uomini per non “tentarli” in seduzioni non consentite.
Nel Medioevo mancava la privacy
Le case e le comunità medioevali spesso mancavano di privacy e sarebbe stato difficile per una coppia trovare un posto in cui poter essere intimi.
Ruth Mazo Karras, una professoressa di storia dell’università del Minnesota, osserva che “la chiesa, sicura, intima e deserta per gran parte della giornata, poteva essere l’equivalente del sedile posteriore di un’auto”.
La chiesa disprezzava l’omosessualità
Per la chiesa le regole sul sesso erano molto dure: le persone non dovevano fare sesso la domenica, perché considerato come il giorno del Signore, e anche il giovedì e il venerdì, poiché dovevano essere giorni di preparazione alla comunione.
Vi erano anche tre lunghi periodi di astinenza, durante la Quaresima, che poteva durare da 47 a 62 giorni; prima di Natale, almeno 35 giorni; e intorno alla festa di Pentecoste, da 40 a 60 giorni.
Anche le festività dei Santi erano considerati giorni d’astinenza.
Durante il Medioevo i preti potevano sposarsi e avere figli.
Se da un lato si approvava l’amor cortese, dall’altra si disprezzava l’omosessualità: il più terribile dei reati era infatti la sodomia.
Chi la praticava rischiava la mutilazione, il rogo e l’ impiccagione.
I preti omosessuali invece venivano fatti morire di fame.
Il clero, condannava gli uomini che indossavano calzature lunghe a punta.
Probabilmente per la correlazione tra la lunghezza della punta delle scarpe e la lunghezza del pene.
Molti uomini inserivano della segatura nelle parti intime per farle sembrare più pronunciate, per attirare gli sguardi femminili.
I penitenziali imponevano divieti assoluti sul sesso
Durante l’Alto Medioevo, i penitenziali, i libri che stabilivano le regole della chiesa e la penitenza fatta per infrangerli, erano opere popolari.
Tra i molti diversi peccati che gli studiosi hanno notato all’interno di queste scritture vi erano quelli che si occupavano di pratiche sessuali.
In molti vi era il divieto assoluto di praticare sesso orale, anale e la masturbazione.
Tra il XII e il XIV secolo erano molto popolari in Francia i fabliaux, delle storie comiche che spesso includevano mogli e amanti in scappatelle sessuali con molti uomini.
La prostituzione era inteso come “male necessario”
La prostituzione era considerata un atto peccaminoso, ma nelle aree urbane di tutta l’Europa medievale era tollerata come “male necessario”.
La prostituzione era di fatto tollerata perché si pensava che favorisse la lotta contro lo lo stupro, la sodomia e la masturbazione.
Le prostitute non dovevano però svolgere il loro mestiere all’interno delle mura cittadine, ma soltanto al di fuori della giurisdizione comunale.