Cinque falsi miti che circolano sulla solitudine
Definita un'epidemia moderna, la solitudine viene spesso associata a credenze comuni che non sempre risultano vere
Lo scrittore tedesco Thomas Mann diceva che la” solitudine dà alla luce l’originale che c’è in noi”, una considerazione positiva di questo stato d’animo.
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Purtroppo però molto spesso non riusciamo a cogliere il risvolto ottimistico dello “stare soli”, e al contrario, questo stato d’animo ci affligge e ci fa sentire profondamente tristi.
Difficilmente ammettiamo che siamo vittime della solitudine, ma dati ufficiali rivelano che in realtà le persone che soffrono questo “disturbo” sono numerosissime. Solo nel nostro paese le statistiche dicono che un italiano su otto si sente solo.
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Il Regno Unito per affrontare il problema, il 17 gennaio scorso, ha istituito persino un ministero apposito: il Minister for Loneliness, che dovrà occuparsi degli oltre 200mila anziani e dei circa 2 milioni di cittadini complessivi che vivono in solitudine.
È un argomento importante e serio quindi, che causa molte sofferenza, ma ci sono anche molti falsi miti che lo circondano.
Qui cinque dei più grandi:
La solitudine riguarda esclusivamente l’isolamento
Sentirsi soli non è la stessa cosa di essere soli.
La solitudine è una sensazione di disconnessione: sembra che nessuno ci capisca davvero e che non abbiamo il tipo di connessioni significative che vorremmo. L’isolamento può sicuramente essere un fattore determinante, ma non è l’unico.
Ci si può sentire soli in mezzo alla folla, e invece sollevati e perfettamente felici senza nessuno int0rno. A volte siamo proprio noi a scegliere di voler stare da soli. Ma è quando non abbiamo la possibilità di trascorrere del tempo con le persone che ci capiscono che la solitudine colpisce.
C’è un’epidemia di solitudine nella nostra società
Oggi la solitudine, come citato inizialmente, colpisce numerosissime persone e le statistiche lo confermano, ma questo non significa che i dati relativi a questa problematica negli scorsi anni siano più bassi.
La professoressa e ricercatrice Christina Victor della Brunel University di Londra ha dimostrato, utilizzando studi risalenti al 1948, che la percentuale di persone anziane che soffrono di solitudine cronica è rimasta stabile per 70 anni, con il 6-13 per cento che dichiara di sentirsi sola da sempre.
La verità è quindi che il numero reale di persone sole sta aumentando semplicemente perché ci sono più persone nel mondo.
La solitudine è sempre cattiva
La solitudine fa male, questo è incontestabile, ma la buona notizia è che spesso è temporanea e soprattutto che non dovrebbe essere vista solo come uno stato d’animo negativo.
La giusta chiave di lettura per interpretare la solitudine potrebbe essere quella di leggerla come un segnale: è arrivato il momento di cercare nuovi amici o trovare un modo per migliorare le nostre relazioni esistenti.
La solitudine porta a problemi di salute
Il falso mito sulla correlazione tra solitudine e salute è un po’ più complesso da sfatare.
La ricerca ha dimostrato che la solitudine potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiache e ictus di quasi un terzo e che le persone sole hanno la pressione sanguigna più alta e una aspettativa di vita più bassa.
Ma è anche vero che molti degli studi si focalizzano solo su alcuni casi e su periodi limitati di tempo, quindi non è possibile essere certi del nesso causale. È possibile che le persone isolate abbiano maggiori probabilità di ammalarsi, ma potrebbe anche succedere il contrario: le persone potrebbero rimanere isolate e sole perché hanno già una cattiva salute che impedisce loro di socializzare.
O ancora: le persone sole possono apparire nelle statistiche meno in salute di altre perché la loro solitudine le ha private della motivazione che le spinge a prendersi cura della propria salute.
La maggior parte delle persone anziane sono sole
È logico pensare che solitudine sia più comune tra le persone anziane e che la vecchiaia conduca alla solitudine, ma nella sua analisi della solitudine la professoressa Pamela Qualter dell’Università di Manchester ha dimostrato che il senso di solitudine colpisce soprattutto gli adolescenti.