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Bruce Springsteen contro la politica disumana di Trump che separa i bambini dalle famiglie

Immagine di copertina
Il cantante ha denunciato la repressione al confine messicano che ha visto oltre 2mila bambini strappati via dai genitori.

Anche "The Boss" ha denunciato la politica disumana di Trump sui migranti che strappa i bambini dalle madri al confine con il Messico

Bruce Springsteen ha interrotto la scaletta del suo concerto di Broadway, negli Stati Uniti, di ieri sera, 19 giugno, per condannare il trattamento “disumano” di migliaia di bambini che sono stati separati dalle loro famiglie dalle politiche di immigrazione intransigenti dell’amministrazione di Donald Trump.

Il cantante ha denunciato la repressione al confine messicano che ha visto oltre 2mila bambini strappati via dai genitori.

Dopo una condanna lunga e senza copione, Springsteen, che ha partecipato alle recenti elezioni presidenziali per Barack Obama e Hillary Clinton, ha detto al suo pubblico al teatro Walter Kerr di New York: “Per 146 spettacoli, ho suonato praticamente lo stesso set tutte le sere. Stasera devo fare qualcosa di diverso”.

Ha poi suonato una versione di The Ghost of Tom Joad, una canzone di protesta del 1995, ispirata al personaggio di Furore di John Steinbeck.

Lo scrittore Steinbeck parlava della migrazione della famiglia Joad dall’Oklahoma percorrendo la celebre Route 66 fino alla California, la canzone di Springsteen fa riferimento invece ai senzatetto e alle disuguaglianze di oggi: “Ovunque qualcuno si stia battendo per un posto in cui stare / o un lavoro decente / Ovunque qualcuno stia lottando per la libertà / Guardate nei loro occhi, mamma, e vedrai me”.

L’inno all’America, una terra di immigrati, che “The Boss” ha deciso di celebrare a Broadway lo ha esplicitato anche nella scelta dell’ultima canzone “That’s what makes us great“, con l’intenzione di attaccare il nazionalismo di Trump.

Le critiche di Springsteen arrivarono nove giorni dopo da quelle di Robert de Niro ai Tony Awards di Broadway con un attacco a Trump che venne bipato dalla televisione americana.

Stati Uniti, perché i bambini migranti vengono separati dalle famiglie al confine

Tra il 19 aprile e il 31 maggio 2018 quasi duemila bambini sono stati separati dalle loro famiglie dopo che queste hanno varcato il confine statunitense illegalmente, secondo quanto riportato dal Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti.

I gruppi di attivisti che proteggono i migranti sostengono che il numero sia ancora più alto e che le prime separazioni siano da far risalire a luglio 2017. I bambini più piccoli hanno 18 mesi.

Le separazioni sono una diretta conseguenza della politica di “tolleranza zero” nei confronti dei migranti irregolari voluta dal presidente Donald Trump.

Con la nuova politica dell’amministrazione Trump, ogni migrante che attraversa il confine in modo illegale, anche coloro che hanno intenzione di chiedere asilo negli Stati Uniti, deve essere sottoposto a procedimento penale.

Questa politica è stata criticata dalla moglie del presidente degli Stati Uniti, Melania Trump (qui cosa ha detto).

Nel 2014, con il boom dei migranti provenienti dall’America centrale, l’amministrazione Obama aveva disposto la detenzione delle famiglie, e questo aveva suscitato forti critiche.

La Corte federale nel 2015 ha disposto il divieto per il governo di detenere le famiglie per mesi senza spiegazioni.

Le famiglie venivano quindi rilasciate in attesa che la loro situazione fosse definita dai tribunali. Non tutti, però, poi si presentavano alle udienze. Per questo Trump ha definito questo sistema “cattura e rilascia”.

Cosa succede ai bambini dopo essere stati separati dalle famiglie?

Dopo essere stati separati dai genitori, i bambini vengono affidati entro 72 ore dalle guardie di frontiera all’ORR.

Da quel momento vengono considerati come “minori stranieri non accompagnati”, una categoria che in genere si riferisce ai minori che arrivano al confine statunitense da soli.

I bambini vengono ospitati in strutture gestite dal governo e trascorrono settimane o mesi mentre i funzionari cercano parenti o sponsor che siano pronti a prendersene cura mentre la loro richiesta di asilo è pendente dinanzi al tribunale.

Come mostra un video del Guardian, in queste strutture centinaia di bambini aspettano di conoscere il loro destino in gabbie con il pavimento di cemento, lontani dalle loro famiglie.

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