Aurora Ramazzotti: “Ho avuto un parto complicato, per parlarne bisogna avere cura delle paure altrui”
Aurora Ramazzotti è diventata mamma da un mese e in questo periodo tramite i suoi canali social ha pubblicato alcune riflessioni. La figlia di Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker, felicissimi nonni, ha dichiarato di aver imparato una cosa fondamentale, ovvero che prima di parlare delle proprie esperienze bisogna accertarsi che la persona alla quale ci si sta rivolgendo sia pronta ad ascoltarle, soprattutto se si parla di esperienze negative.
“Una cosa che tutto questo mi ha insegnato è avere rispetto della delicatezza di certe situazioni – ha scritto su Instagram -. Non ci avevo mai pensato prima, finché non lo vivi non lo sai. Ma ora prima di raccontare la mia esperienza a qualcuno che deve ancora attraversare quella fase mi accerto sempre che quel qualcuno sia pronto ad accoglierla. Perché non sai mai quali paure il tuo interlocutore possa avere. Nella delicatezza di certe cose meglio essere sicuri. Solo un pensiero”.
Aurora Ramazzotti ha poi continuato la sua considerazione, parlando del fatto che in gravidanza fosse molto stanca e a chiunque dicesse questa cosa, le rimandava una risposta non proprio confortante che prospettava un futuro ancora più stancante, cosa che a detta della neo mamma ancora non si è verificata.
“A ridosso del parto mi chiedevano se avessi pausa. Io non ne avevo molta, forse stupidamente, e fino all’ultimo ho voluto pensare che sarebbe andato tutto liscio. Che sarebbe stato bello. Rispondevo sempre di no, che volevo pensare positivo. E sentivo una quantità di storie catastrofiche non richieste da far venire il mal di testa a chiunque. Il mio parto è stato molto complicato, ma lo ricordo comunque come uno dei momenti più incredibili della mia vita – le sue parole -. Ora quando mi chiedono come sta il mio bambino dico “bene, è bravissimo”. 9 volte su 10 la reazione è “ahhh vedrai vedrai, all’inizio sono tutti bravi. È dopo il problema!” Nessuno si tiene la propria esperienza negativa per sé Come se ogni esperienza possa essere necessariamente la stessa. È come se ci fosse qualcosa di confortante nel sapere che qualcun’altro possa vivere il tuo stesso disagio”.