Le cinque leggi sulla stupidità umana che tutti dovremmo conoscere
Nel 1976 uno storico italiano, Carlo Cipolla, decise di effettuare uno studio semiserio sulla stupidità che oggi è diventato un testo di culto
Se la domanda: “Ci fai o ci sei?” ha scosso le vostre menti almeno una volta durante le vostre conversazioni, saprete che si tratta di un dilemma senza soluzione, dalla connotazione quasi shakespeariana.
Quante volte abbiamo avuto a che fare con persone che in apparenza ci sembravano razionali e intelligenti, ma che alla fine si sono rivelate essere il contrario?
Carlo Cipolla, storico italiano dell’economia, nel 1976 decise di effettuare uno studio semiserio sulla stupidità e regalarlo ai suo amici come dono di Natale. Il trattato fu pubblicato in poche copie nel 1976 in inglese con il titolo The Basic Laws of Human Stupidity, e nel 1988 fu pubblicato su più larga scala anche in italiano col titolo Allegro ma non troppo, diventando un testo di culto disponibile anche online.
Sulla stupidità si sono soffermati molti studiosi, da Flaubert, per il quale era diventata una vera e propria ossessione, a Cervantes, che nel suo don Chisciotte aveva illustrato al lettore, con evidente ironia, le conseguenze dell’ottusità, fino a Musil che scrisse un Saggio sulla stupidità.
Per tutti rimane assodato il fatto che la stupidità ha una diffusione maggiore rispetto a quella che ci aspetteremmo e che ha un’influenza totalmente negativa e devastante.
Nelle Leggi fondamentali della stupidità umana, con uno humor irresistibile e applicando i criteri della scienza economica, con tabelle e grafici, Cipolla sviscerava i danni che l’essere stupido provoca a se stessi e agli altri.
Disegnando assi cartesiani, con gli autolesionisti nelle ordinate e i benefattori nelle ascisse, lo storico italiano ha collocato all’interno di ogni riquadro quattro tipologie di individui: gli intelligenti, in alto a destra; gli sprovveduti; i banditi; e infine gli stupidi in basso a sinistra.
Da una prima analisi risulta evidente come gli ottusi siano i peggiori banditi, vicini all’asse dell’autolesionismo, con una maggiore percentuale di danno verso se stessi, e lontani da quella dei benefattori, con una incidenza di vantaggio verso gli altri decisamente insufficiente.
A questo punto, Cipolla enumera cinque leggi fondamentali:
Prima legge: Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione.
Seconda legge: La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona.
Terza (ed aurea) legge: Una persona stupida è chi causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
Quarta legge: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. Dimenticano costantemente che in qualsiasi momento, e in qualsiasi circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
Quinta legge: La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista.
E lo è, secondo l’autore, tanto più perché gli stupidi non sanno di esserlo.
Per dirla con Shakespeare: “Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio”. L’unica salvezza di fronte ai danni che i banditi stupidi potrebbero procurare è evitarli.
“Di fronte agli sciocchi e agli imbecilli esiste un modo solo per rivelare la propria intelligenza: quello di non parlare con loro”- affermava Schopenhauer già nella seconda metà dell’Ottocento.