Com’è essere trans da anziani negli Stati Uniti
La fotografa Jess Dugan e la sua compagna Vanessa Febbre si sono occupate di raccogliere scatti e storie di alcuni transessuali anziani negli Stati Uniti
“Il vantaggio di essere una persona isolata è che questo ti dà il permesso di essere te stessa, perché a nessuno importa di te. E sono stufa di dover provare qualcosa a qualcuno”.
Helena ha 63 anni, vive a Chicago ed è transessuale. Ha raccontato che la gente intorno a lei ancora non riesce a considerarla una vera donna. Anche la sua coinquilina, ogni tanto, sembra non accorgersi di quanto lei soffra a sentirsi dire che certe cose non le può capire perché è nata uomo.
Quella di Helena è una delle storie raccolte da Jess Dugan e dalla sua compagna Vanessa Febbre in tutto il territorio degli Stati Uniti. Durgan è una fotografa statunitense che con i propri lavori analizza i temi della sessualità, dell’identità e dei generi e ha deciso di imbarcarsi nel progetto To Survive on This Shore dopo aver conosciuto la sua attuale ragazza, Febbre, un’assistente professore alla Washington University di St. Louis, nel Missouri.
Vanessa si era infatti laureata con una tesi dedicata alle transizioni di sesso in età avanzata, argomento che ha spinto Durgan a occuparsi dello stesso tema sia dal punto di vista fotografico che da quello di un’indagine più approfondita sulle storie delle diverse persone incontrate.
Lo scopo principale era di far conoscere alla gente una realtà che viene nascosta e taciuta: quella dei transessuali anziani. “Ci siamo rese conto che quasi non esistono immagini di transessuali di età avanzata. All’argomento non è mai stata data una vera visibilità”, spiega la fotografa.
Il progetto ha avuto immediato successo anche all’interno della comunità lesbica americana e molte persone hanno contattato Durgan e Febbre per partecipare e farsi fotografare.
Le due donne hanno deciso di porre nuovi standard alla propria gallery fotografica, non limitandosi ad accettare persone con più di 50 anni, ma provando a rappresentarne di tutte le etnie e strati sociali.
Ne sono emerse storie particolari e toccanti, oltre che una galleria di immagini che mostra la realtà che si nasconde dietro alla vita dei transessuali.
“Ho dato alla luce due bambini e il fatto di sentirmi un uomo non mi è mai sembrato entrare in contrasto con l’essere incinta – racconta Chris, 52 anni, uno degli intervistati – Il problema sarà compilare l’iscrizione al college e spiegare che sono la loro madre biologica anche se legalmente sono considerato un uomo e che non sono mai stato sposato con la mia ex compagna, considerata la madre dei miei figli, perché eravamo una coppia lesbica”.
Intervistando persone non più giovanissime, sono emerse curiosità anche in termine di parole utilizzate per indicare i transgender nei vari decenni. Grace, 56 anni, racconta: “Negli anni Sessanta mi chiamavano “sissy”. Nel Settanta “faggot”. Nell’Ottanta “queen”. Nel Novanta “transgender”. Nel Duemila ero una donna e ora sono solo Grace”.
La sessualità, nel passato aveva un’importanza fondamentale anche dal punto di vista lavorativo, come racconta Charley, 53 anni: “Credo di aver ottenuto lavori migliori proprio per il fatto di essere diventato un uomo. Non mi sono più dovuto sedere a un tavolo con qualcuno che faceva domande a quella che considerava una lesbica mascolina e intanto pensava “Ok, è un uomo o è una donna? Vogliamo che questa persona che ci fa porre una domanda del genere lavori con noi?”
Durgan e Febbre hanno pubblicato un libro a ottobre 2015 con la raccolta completa del proprio lavoro sulla comunità trans di età avanzata.