La schiavitù in Mauritania è un crimine contro l’umanità
Il 12 agosto la Mauritania ha votato una legge che riconosce la schiavitù come un crimine contro l’umanità e inasprisce le pene per i colpevoli
Il 12 agosto l’Assemblea nazionale della Mauritania ha decretato che la schiavitù costituisce un crimine contro l’umanità. La nuova legge votata all’unanimità prevede il raddoppiamento della pena per i colpevoli – fino a 20 anni di carcere – e garantisce alle vittime un regolare processo e assistenza legale gratuita.
L’Assemblea nazionale ha inoltre accordato alle Ong ufficialmente riconosciute la possibilità di denunciare casi di schiavitù e di assistere le vittime.
In Mauritania la schiavitù è stata abolita nel 1981 e criminalizzata solo nel 2007. Secondo diverse Ong la pratica è tuttora diffusa e molte persone possono anche ereditare lo status di schiavi, se lo sono anche i loro genitori. Secondo uno studio del movimento anti-schiavitù Walk Free, la Mauritania è il Paese con il maggior numero di schiavi in rapporto alla popolazione: il quattro per cento degli abitanti è sottoposto a una forma di schiavitù.
Finora la schiavitù era considerata un crimine solo in caso di privazione di libertà o di lavoro non pagato. La nuova legge criminalizza questa pratica in altre dieci forme, incluso il matrimonio forzato e la consegna di una donna a un altro uomo in seguito alla morte del marito, anche senza il suo consenso.
Secondo quanto riporta la Bbc, la legge è stata adottata a pochi giorni dal processo di tre attivisti che si dedicano a campagne contro la schiavitù, arrestati lo scorso gennaio. Secondo l’agenzia giornalistica Afp, erano stati accusati di far parte di un’organizzazione non ufficialmente riconosciuta dal governo. Due di loro sono membri dell’Ira (Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista).
Il presidente di Ira Biram Ould Dah Ould Abeid, che nel 2014 si era candidato alle elezioni presidenziali, è attualmente detenuto nella prigione di Aleg, a 250 chilometri dalla capitale Nouakchott.