Gli oggetti personali delle vittime della Guerra in Bosnia
Durante la Guerra in Bosnia del 1992-1995 morirono 30mila bosniaci. Un fotografo restituisce loro l'identità mostrando gli oggetti personali ritrovati nelle fosse comuni
Il fotografo di Sarajevo Ziyah Gafic ha fotografato gli oggetti rinvenuti nelle fosse comuni dove si trovano i corpi dei cittadini bosniaci uccisi durante la Guerra in Bosnia del 1992-1995, restituendo alle vittime del conflitto una identità propria.
Il lavoro di Gafic è in continuo aggiornamento. Non appena viene ritrovato un orologio, un pettine, un utensile da bagno, lui interviene con i suoi scatti per dare un valore aggiunto a un evento storico, andando oltre il mero bilancio delle vittime.
Il progetto, Quest for Identity, è nato quando l’artista ha capito che alcuni semplici oggetti potevano avere un valore immenso per i parenti delle vittime della Guerra in Bosnia, molti dei quali ancora non sanno dove siano stati seppelliti i propri cari. Tramite le fotografie di Gafic, chi è sopravvissuto alla guerra può riconoscere gli utensili dei propri parenti.
(Qui sotto: il video realizzato dal fotografo Ziyah Gafic riguardo alle fosse comuni della Guerra in Serbia)
Durante la guerra circa 30mila bosniaci persero la vita per mano dell’esercito serbo, durante un massacro che viene riconosciuto oggi come genocidio. Quando è iniziato il conflitto, Gafic aveva 12 anni e racconta che lui e la sua famiglia sono stati fortunati, viste le perdite enormi che hanno dovuto affrontare le persone intorno a loro.
Le sue fotografie non sono particolari solamente per gli oggetti che raffigurano. Anche lo sfondo è tutt’altro che casuale: si tratta delle lastre di metallo dell’obitorio su cui venivano posizionati i corpi rinvenuti nelle fosse comuni per riassemblare i pezzi e scoprire l’identità dei cadaveri.
Il lavoro di Gafic costituisce un vero e proprio database sia online che cartaceo di quanto ritrovato dopo la guerra. Gli oggetti più comuni, come un tubetto di dentifricio, un paio di occhiali rotti o un mazzo di chiavi, assumono una valenza profonda per ciò che rappresentano nel contesto in cui l’artista li inserisce.