Il mistero dei cerchi delle fate nel deserto africano potrebbe essere stato risolto
Si tratta di aree di terreno circolari, prive di vegetazione, che spiccano nel paesaggio desertico della Namibia. Una nuova ricerca spiega le possibili cause del fenomeno
Uno dei più grandi misteri naturali degli ultimi anni, quello dei cosiddetti “cerchi delle fate” rinvenuti in Namibia, potrebbe finalmente avere una spiegazione scientifica.
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Per chi non ne avesse sentito parlare, si tratta di aree di terreno circolari prive di vegetazione, con un diametro che può arrivare anche a 35 metri, e che soprattutto viste dall’alto spiccano nel paesaggio del deserto della Namibia formando delle chiazze “a pois” di cui si ignora il motivo.
Lo stesso fenomeno è stato osservato anche nell’outback australiano, e vista la forma circolare e l’apparente assenza di spiegazioni per queste chiazze che sembrano emergere “nude” rispetto al resto del paesaggio, è stata finora usata la suggestiva terminologia di “cerchi delle fate”.
Secondo una credenza popolare, i cerchi rappresentano le impronte del dio Mukuru, che ha il potere di guarire i malati e di far arrivare le piogge. Altri pensano che le chiazze nella vegetazione siano creati dal respiro di un drago, che vive sottoterra.
Ora gli scienziati potrebbero avere un quadro più chiaro di ciò che provoca le macchie misteriose, visto che recenti ricerche suggeriscono che queste siano dovute alla disposizione delle piante per ottenere il massimo dalle risorse idriche disponibili, e quindi restare in vita.
I ricercatori avevano già suggerito l’ipotesi nel 2014, insieme a quella secondo cui i cerchi potrebbero essere stati causati dalle termiti intente a mangiare le radici delle piante.
L’ultima ricerca, condotta nel deserto della Namibia dall’Indiana University-Purdue University di Indianapolis, sembra supportare l’ipotesi della carenza d’acqua.
I ricercatori hanno effettuato misurazioni al riguardo e scoperto che la vegetazione circostante mette le sue radici sul lato interno dei cerchi, in competizione per l’acqua, e quando piove, l’acqua scorre verso il bordo dei cerchi, dove le radici dell’erba possono prendere l’acqua per sopravvivere.
Le chiazze “nude” agirebbero da serbatoi d’acqua utili ai cespugli intorno ai bordi, e non sarebbero quindi relativi all’attività delle termiti, almeno secondo i risultati della ricerca pubblicati sul Journal of Geophysical Research: Biogeosciences.
Nella gallery, alcuni esempi di “cerchi delle fate”.
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