La lotta degli amministratori locali contro la mafia
Nel 2015 la mafia ha minacciato un amministratore locale ogni 18 ore, i numeri sono di un terzo più alti rispetto all'anno prima, e il quadro rimane molto preoccupante
Nel 2015 ci sono stati in Italia 479 atti di intimidazione e minaccia rivolti ad amministratori locali e funzionari pubblici da parte di gruppi mafiosi, un terzo in più rispetto all’anno precedente.
È quanto emerge da un rapporto pubblicato da Avviso Pubblico, un’associazione nata nel 1996 con l’intento di collegare ed organizzare gli amministratori pubblici che si impegnano nella promozione della legalità contro le mafie sul territorio italiano.
Incendi dolosi, teste di animali mozzate, lettere minatorie, proiettili consegnati per posta – come nel caso di Francesca De Vito, sindaco di Calimera, in Puglia – sono solo alcuni dei metodi utilizzati dalle organizzazioni mafiose per intimidire i pubblici ufficiali.
Dal 1991 a oggi 212 consigli comunali si sono sciolti a causa delle infiltrazioni mafiose. Lo scorso giugno la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge che dovrebbe dare maggiori strumenti alla polizia e alla magistratura per far fronte alle numerose minacce da parte della criminalità organizzata.
Sempre a giugno 2016, circa 200 fra sindaci, assessori, consiglieri e funzionari pubblici hanno marciato a Polistena, in Calabria, cuore della ‘Ndrangheta, per combattere il clima di terrore imposto dalla mafia.
Cosa Nostra, la ‘Ndrangheta e la Camorra ricoprono un ruolo prominente nell’economia di molte regioni italiane, e sono ancora molto presenti su tutto il territorio.