La strage di Hiroshima, 75 anni fa
Il 6 agosto del 1945 gli Stati Uniti sganciarono la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. Morirono 140mila persone, di cui la maggior parte civili
Keiko Ogura aveva appena compiuto otto anni quando l’esercito americano sganciò la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. Alle ore 08.10 del 6 agosto 1945 Keiko si trovava per strada, di fronte a casa sua. L’esplosione la scagliò a terra, facendole perdere conoscenza.
“Quando mi risvegliai, pensai fosse notte. Non riuscivo a vedere nulla, e non si sentiva alcun suono intorno a me”, ha raccontato Keiko alla Bbc. Nelle ore successive, i superstiti iniziarono a fuggire dalla città e a cercare rifugio nelle colline circostanti, dove abitava Keiko. “La loro pelle si staccava e penzolava dai loro corpi. Quando vidi i primi sopravvissuti pensai fossero vestiti di stracci, ma era la loro pelle. Avevano tutti i capelli bruciati. L’odore era terribile”, ha raccontato.
Settantuno anni fa l’esercito statunitense bombardò Hiroshima. Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, una seconda bomba atomica fu sganciata su Nagasaki. Nel corso degli anni successivi ai bombardamenti, gli Stati Uniti hanno a lungo giustificato l’attacco sostenendo che grazie all’annientamento del Giappone si pose fine alla seconda guerra mondiale. Oggi nel mondo esistono ancora 15mila testate nucleari, la maggior parte di proprietà russa e statunitense.
Secondo alcune stime, dopo il bombardamento di Hiroshima, soltanto nel primo giorno morirono immediatamente 70mila persone: di queste, otto su dieci erano civili. Al momento dell’esplosione, la temperatura nella città era pari a 60 milioni di gradi. Decine di migliaia di persone morirono nei giorni, mesi e anni successivi, a causa delle radiazioni sprigionate dalla bomba.
Molti hibakusha – nome giapponese che indica i superstiti – non hanno mai voluto confessare di essere sopravvissuti all’esplosione della bomba, per paura delle discriminazioni e dello stigma che colpivano chi era stato esposto alle radiazioni. “Avevo bruciature e deformazioni così evidenti che non potevo mantenere il segreto”, racconta alla Bbc Shizuko Abe, 18enne all’epoca dell’esplosione. “I miei figli hanno subito discriminazioni. Vengono chiamati i bambini dell’A-bomb“.
Si stima che le due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki provocarono tra le 140mila e le 200mila vittime. Oltre 6.000 bambini rimasero orfani. Al momento ci sono circa 180mila superstiti, molti dei quali continuano a soffrire per le ferite fisiche e psicologiche riportate 75 anni fa.
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