Le anziane giapponesi che si fanno arrestare perché si sentono sole
Nelle carceri giapponesi ci sono sempre più anziani, per lo più donne, che hanno scelto di farsi arrestare per fuggire dalla solitudine e dalla povertà della vita di tutti i giorni
Le carceri giapponesi sono un paradiso per le donne anziane che, assalite dalla povertà e dalla solitudine, preferiscono rinunciare alla libertà pur di avere la sicurezza di una compagnia e di un pasto quotidiano.
Commettono piccoli crimini, perlopiù si tratta di furti di cibo. Le donne anziane sono spesso economicamente vulnerabili, anche perché molte sono vedove: “Mio marito è morto l’anno scorso”, ha dichiarato una delle detenute del carcere femminile di Iwakuni, a circa 50 chilometri dalla città di Hiroshima, in Giappone, e continua “Non avevamo figli, quindi dopo la sua morte sono rimasta sola”.
Nella sua stessa situazione si trovano moltissime altre donne. Inoltre, le anziane che vivono in solitudine sono in numero maggiore rispetto agli uomini che sono solo il 29 per cento di tutta la popolazione giapponese.
Il Giappone è lo stato con la popolazione anziana più numerosa al mondo, circa il 28 per cento dei suoi cittadini ha più di 65 anni, quasi il doppio del numero di anziani che si trovano negli Stati Uniti. Ma il problema che deve affrontare lo Stato è l’aumento degli episodi di furto e crimini tra gli anziani.
Gli arresti interessano per lo più la popolazione femminile: quasi 1 donna su 5 nelle carceri giapponesi è una persona anziana e di queste 9 su 10 sono state condannate per piccoli furti.
Ma perché così tante donne sono ricorse a questi tipi di crimini?
Prendersi cura degli anziani giapponesi una volta era un compito che spettava alle famiglie, ma la situazione in Giappone sta cambiando: gli anziani che vivono in solitudine rubano per trovare compagnia e stabilità nelle carceri.
Dal 1980 al 2015 il numero degli anziani che vivono da soli in Giappone è aumentato di oltre sei volte, fino a quasi 6 milioni.
E un sondaggio condotto nel 2017 dal governo di Tokyo ha rivelato che più della metà degli anziani incarcerati vivevano da soli.
Il 40 per cento dei quali non aveva una famiglia o parlava raramente con i parenti. Queste persone spesso dicono di non avere nessuno a cui rivolgersi quando hanno bisogno di aiuto.
“Possono avere una casa. Possono avere una famiglia. Ma questo non significa che abbiano un posto in cui si sentono a casa”, dice Yumi Muranaka, la direttrice del carcere femminile di Iwakuni.
Né il governo né il settore privato hanno formulato un programma efficace nella riabilitazione degli anziani, ma i costi per tenerli in prigione stanno aumentando rapidamente.
Le spese associate all’assistenza per gli anziani hanno portato a un aumento dei costi per le cure mediche negli istituti di detenzione: oltre 40 milioni di euro solo nel 2015, un aumento dell’80 per cento rispetto al decennio prima.
Nelle prigioni sono stati assunti lavoratori specializzati per aiutare i detenuti più anziani ad andare in bagno, la notte questo compito è svolto dalle guardie giurate.
Satomi Kezuka, un ufficiale veterano della prigione femminile di Tochigi, circa 90 chilometri a nord di Tokyo, afferma che i suoi compiti ora comprendono anche la gestione dell’incontinenza.
“Per me la prigione è come un paradiso”, racconta a Bloomberg una donna anziana, reo di aver rubato un po’ di the, del riso e qualche frutto, e conclude “Solo in carcere trovo relax e conforto”.