Abusi, sofferenza, disperazione: le foto che mostrano la vita di tre sex workers a Budapest
Prostituzione, dipendenze e tanto dolore: la vita di tre persone che hanno disperatamente cercato di creare una famiglia andando a vivere insieme. Vi mostriamo le foto
Lilla Szasz è una fotografa ungherese che per alcuni anni ha documentato la vita di tre sex workers di Budapest, che hanno vissuto assieme come una famiglia fra amore, dipendenze e abbandoni. Il progetto Mother Michael goes to Heaven è stato portato avanti dal 2008 e si è concluso nel 2010, ed è stato esposto quest’anno a Varsavia in una mostra.
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Nel 2008 la fotografa aveva incontrato Monica e Michael, due giovani (un uomo e una donna) che condividevano un appartamento e che si prostituivano, e per due anni ha seguito le loro vicende, scattando foto che permettono di proiettare uno sguardo intimo su queste vite disperate, perse e infelici.
I due si erano da poco trasferiti dopo che i loro vicini li avevano fatti cacciare per la loro attività, e avevano trovato casa nei bassifondi di Budapest. Monica aveva lasciato la propria famiglia quando aveva 23 anni per i continui abusi del padre alcolizzato, e si era innamorata di un uomo che voleva sposare. Quando però aveva scoperto che questo frequentava prostitute, l’aveva lasciato e per ripicca aveva iniziato a lavorare anche lei come prostituta, assumendo anche la dipendenza del padre per l’alcol.
Ha poi conosciuto Michael, di 31 anni, in un bar, un ragazzo che già si prostituiva per strada. I due hanno deciso di andare a vivere insieme. Qualche tempo dopo una drag queen di 22 anni, Alexander, si è unita a loro e ha iniziato una relazione con Michael, costruita soprattutto su abusi psicologici e fisici.
Negli anni in cui sono state scattate queste fotografie, la loro vita comune è stata costellata da povertà, tradimenti, gelosie, scontri, nel tentativo di prendere da questi legami l’amore di cui avevano bisogno e che cercavano. Alla fine hanno creato una sorta famiglia, tremendamente inquieta, ma pur sempre una famiglia. Si trattava di tre persone tenute assieme dalla disperazione, da dipendenze, dall’incapacità di rispondere ai loro bisogni profondi.
La fotografa ha deciso di porre fine al progetto in seguito al suicidio di Michael nel 2010. Parlando di questo estremo gesto, l’artista ha affermato che si trattò di un atto pianificato da tempo da cui nessuno riuscì a distogliere il ragazzo, l’unica soluzione che egli intravedeva per trovare sollievo e porre fine al suo dolore. Lilla Szasz ha abbandonato questo lavoro perché l’ambiente la stava condizionando eccessivamente, oltre il limite che riusciva a sopportare.