Ucraina, Zelensky alza la bandiera ucraina a Izyum: “Torneremo in Crimea”. Incidente in auto nella notte
Ucraina, Zelensky alza la bandiera ucraina a Izyum: “Torneremo in Crimea”. Incidente in auto nella notte
Volodymyr Zelenzky era a Izyum ieri per alzare la bandiera ucraina su uno degli oltre trecento villaggi liberati la settimana scorsa, con la più clamorosa ritirata dell’esercito russo dall’inizio della guerra. “Ringraziamo tutti voi per aver liberato il nostro Stato dal nemico – dai terroristi della Federazione Russa e dai traditori che hanno tradito il nostro Stato con i progetti di legge delle repubbliche artificiali” ha dichiarato il presidente davanti ai superstiti dell’occupazione.
“Sono sicuro che avremo i tribunali, i processi, i verdetti”. La speranza di una vittoria si rafforza, a sentire le parole del presidente: “un giorno torneremo anche in Crimea, sono passati otto anni. Non so quando, nessuno lo sa. Ma il mio messaggio è che torneremo anche lì”. Ma nessuno vuole illudersi. Quella che chiamavano la guerra di Putin sta diventando sempre di più la guerra degli accaniti sostenitori di una linea dura che si trovano nelle istituzioni e nell’esercito. Sopratutto nelle città, Mosca e San Pietroburgo, dalle quali meno giovani sono stati inviati al fronte.
“Se dipendesse da me, dichiarerei la legge marziale in tutto il Paese e userei ogni tipo di arma, perché oggi siamo in guerra con l’intero blocco NATO”, questa la visione di Ramzan Kadirov, leader militare ceceno che ingrossa la voce contro il Cremlino dopo le sconfitte recenti. Qualche giorno fa non nascondeva le sue ambizioni sul campo: “tutte queste città saranno conquistate. I nostri combattenti sono già lì e sono appositamente preparati per questo lavoro [si tratta del Gruppo di Reazione Rapida Akhmad, un distaccamento speciale con sede in Cecenia delle truppe della Guardia Nazionale Russa]. Altre diecimila persone sono pronte a unirsi a loro. Andremo fino a Odessa, vedrete presto risultati concreti”.
Kiev presagisce un inasprimento dell’attacco. «Ci servono lanciarazzi Mlrs, tank Leopard, mezzi corazzati, difese aeree, droni, razzi», queste le richieste del capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak all’Europa. Negoziazioni di pace sembrano lontane, come ha constatato ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres dopo una telefonata con Putin. Il cancelliere tedesco Scholz ha notato, dopo una conversazione telefonica con il capo del Cremlino, che solo il ritiro delle truppe russe dal territorio può aprire a uno scenario di pace.