Yulia Skripal, giallo sulla dichiarazione rilasciata dalla polizia britannica
Secondo la Metropolitan Police, la figlia dell'ex spia russa avvelenata ha rifiutato l'assistenza dell'Ambasciata russa a Londra. Ma Mosca sospetta che la dichiarazione non provenga da lei e accusa il Regno Unito di averla rapita
La polizia britannica ha pubblicato sul suo sito web una dichiarazione a nome di Yulia Skripal, la figlia dell’ex spia russa Sergej Skripal, avvelenata insieme al padre il 4 marzo 2018 a Salisbury, nel Regno Unito.
Nel testo la figlia di Skripal afferma che l’ambasciata russa le ha offerto assistenza, ma spiega di non volersene avvalere.
La Russia, però, sospetta che la dichiarazione non provenga da lei e accusa le autorità britanniche di aver rapito la donna.
L’avvelenamento di Yulia e Sergej Skripal ha innescato un durissimo scontro diplomatico tra Londra e Mosca: il Regno Unito ritiene che dietro l’attacco con gas nervino ci siano i russi, ma il Cremlino ha sempre smentito qualsiasi coinvolgimento.
Yulia Skripal, 33 anni, è stata dimessa dall’ospedale di Salisbury il 9 aprile 2018. Secondo quanto riferito dalle autorità britanniche, dopo aver lasciato la struttura è stata portata in un luogo sicuro, non meglio precisato.
La dichiarazione
L’11 aprile 2018 la Metropolitan Police ha pubblicato sul suo sito web una dichiarazione a nome della donna, precisando che la figlia dell’ex spia “continua a ricevere il sostegno della polizia dopo il suo rilascio dall’ospedale”.
Nella dichiarazione la Skripal dice di aver lasciato il padre alle cure della struttura sanitaria. “È ancora gravemente malato e anche io soffro ancora degli effetti del gas nervino usato contro di noi”, racconta.
“Mi trovo in una vita totalmente diversa da quella ordinaria, che ho lasciato poco più di un mese fa e sto cercando di venire a patti con le mie prospettive, mentre mi sto riprendendo da questo attacco”.
“Ho a disposizione agenti specializzati appositamente formati che mi aiutano a prendermi cura di me e mi spiegano i processi investigativi che sono in corso. Ho accesso ad amici e parenti”.
Nel testo che le viene attribuito Yulia Skripal parla poi dell’offerta ricevuta da Mosca: “Sono stata informata dei miei contatti specifici presso l’Ambasciata di Russia, che mi hanno gentilmente offerto la loro assistenza in ogni modo possibile. Al momento non desidero avvalermi dei loro servizi. Ma, se dovessi cambiare idea, saprei come contattarli”.
La figlia dell’ex spia russa prosegue: “Sono al sicuro e mi sento meglio col passare del tempo, ma non sono ancora abbastanza forte per rilasciare un’intervista completa ai media, come spero un giorno di fare”. “Fino a quel momento, voglio sottolineare che nessuno parla per me, o per mio padre”.
Questo passaggio della dichiarazione sembra un chiaro riferimento alle proteste contro il Regno Unito di sua cugina Viktoria, a cui Londra ha negato il visto di ingresso. La donna voleva far visita a Yulia e al padre, ricoverati in ospedale.
“Ringrazio mia cugina Viktoria per essersi preoccupazione per noi, ma le chiedo di non provare a farmi visita o a contattarmi per il momento. Le sue opinioni e affermazioni non sono mie e loro non sono di mio padre”, conclude la figlia dell’ex spia.
I sospetti della Russia
L’Ambasciata russa a Londra ha ripetutamente chiesto di contattare Yulia Skripal e ha accusato le autorità britanniche di averla rapita.
Mosca sospetta che la dichiarazione pubblicata dalla Metropolitan Police non provenga veramente dalla donna.
“Il testo è stato composto in modo specifico per sostenere le dichiarazioni ufficiali rilasciate dalle autorità britanniche e allo stesso tempo per escludere ogni possibilità di contatti di Yulia con il mondo esterno, compresi consoli, giornalisti e persino parenti”, si legge in una nota dell’Ambasciata russa a Londra.
“Il documento rafforza solo i sospetti che abbiamo a che fare con un forzato isolamento di un cittadino russo”, si legge anche nella nota.
La Russia ha espresso dubbi sulla presunta affermazione di Yulia, che avrebbe “accesso ad amici e parenti”: secondo l’Ambasciata non c’è nessuna conferma di contatti tra la donna e suoi parenti in Russia.
“Particolarmente sorprendente è la frase ‘nessuno parla per me’, che appare in una dichiarazione che, invece di essere letta davanti alle telecamere da Yulia, è stata pubblicata sul sito web di Scotland Yard”, si legge nella nota dell’Ambasciata russa a Londra.
L’avvelenamento e la crisi diplomatica
Il 4 marzo 2018 Sergej Skripal e la figlia Yulia sono stati trovati svenuti su una panchina in un parco di Salisbury, avvelenati con gas nervino.
Fin da subito il Regno Unito ha attribuito la responsabilità dell’aggressione alla Russia, che però ha sempre respinto tutte le accuse. La vicenda ha innescato una grave crisi diplomatica tra i due paesi.
Londra ha incassato la solidarietà di diversi paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti e l’Unione europea
Il 29 marzo 2018 il Cremlino ha annunciato la sua decisione di espellere 150 diplomatici occidentali e chiudere la sede del consolato statunitense a San Pietroburgo.
Skripal nel 2006 era stato condannato a 13 anni di carcere dalla Russia per aver passato al servizio segreto di intelligence del Regno Unito, in cambio di 100mila sterline, le identità degli agenti segreti russi che lavoravano sotto copertura in Europa.
Nel luglio 2010 fu uno dei quattro detenuti rilasciati da Mosca in cambio di dieci spie russe arrestate dall’FBI, nell’ambito di uno scambio.
Skripal aveva ricevuto la grazia dall’allora presidente Dmitry Medvedev, oggi primo ministro, ed era subito volato nel Regno Unito, dove aveva ottenuto asilo politico.
Gli scienziati britannici che stanno indagando sull’avvelenamento dell’ex spia hanno detto di non essere in grado di dire dove è stato prodotto il gas nervino utilizzato.
Mosca continua a negare qualsiasi coinvolgimento e ha invitato Londra a esibire le prove in suo possesso che dimostrerebbero la responsabilità della Russia.
Il 12 aprile 2018 l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha confermato la tesi britannica sull’avvelenamento dell’ex spia russa Sergej Skripal.
In una nota ufficiale l’organizzazione internazionale ha affermato che le sue analisi hanno confermato le conclusioni di Londra, ma non ha fatto alcun riferimento alla presunta origine russa della sostanza tossica utilizzata nell’attacco a Skripal.