8 scene per festeggiare Woody Allen
Il primo dicembre l'attore e regista statunitense Woody Allen compie gli anni. Per festeggiarlo, abbiamo scelto 8 scene dei suoi film
“Dio è morto, Marx è morto e anch’io non mi sento tanto bene”. Una delle sue citazioni più note (sempre che sia effettivamente sua) lo vede come sempre poco ottimista rispetto al suo stato di salute, ma Allan Stewart Königsberg, noto ai più come Woody Allen, festeggia il primo dicembre il suo ottantunesimo compleanno e, come dimostra il ritmo forsennato con cui continua a produrre film dopo film, non sembra accennare a diminuire la sua frenetica attività cinematografica.
Ottantadue anni, quarantasette film da regista dal 1966 a oggi, e la certezza che qualsiasi battuta umoristica priva d’autore in Rete finirà per essere attribuita sulla fiducia al suo genio: Woody Allen, dopo mezzo secolo di onorata carriera, sembra ormai essersi guadagnato di diritto un posto da icona della comicità senza tempo, come i suoi idoli Groucho Marx e Charlie Chaplin prima di lui.
Ridurre però la sua opera al solo estro umoristico sarebbe probabilmente ingiusto nei confronti di un cineasta che, dopo aver iniziato la carriera come stand up comedian nei club newyorchesi degli anni Sessanta, ha poi ricercato la sua dimensione da regista avventurandosi spesso nei territori del cinema d’autore europeo, creando di fatto un genere a sé stante tra commedia e introspezione che fa distinguere in poche scene un film “di Woody Allen”.
Per augurargli buon compleanno e omaggiare quindi il meglio di questa sterminata produzione, ecco una selezione di otto tra le migliori scene del suo cinema:
1) Io e Annie (1977)
Da quello che viene considerato quasi unanimemente il suo capolavoro e l’archetipo della commedia romantica d’autore, uno dei momenti che condensano meglio il carattere comicamente insofferente del personaggio-Woody è il gusto per la rottura dei canoni cinematografici prestabiliti tra fiction e realtà, sviluppato intorno a un vicino di coda insopportabile e all’aiuto insperato del massmediologo Marshall McLuhan in persona. Chi non vorrebbe che le cose andassero davvero così?
2) Manhattan (1979)
Nello splendido film-omaggio sulla sua città natale, una scena ormai entrata nell’immaginario collettivo che, un po’ come per le Top 5 celebrate da Nick Hornby in Alta fedeltà, vede il protagonista del film (lo stesso Allen) autoanalizzarsi sul suo divano per selezionare un numero ristretto di “cose” che rendono la vita degna di essere vissuta. Tra Marlon Brando, i film svedesi e i quadri di Cézanne, la lista sarà a sorpresa l’occasione per realizzare di non aver ancora dimenticato una vecchia fiamma.
3) Tutti dicono I love you (1997)
Woody Allen balla! Basterebbe questo a fare di questa scena un momento imperdibile, ma è anche un ottimo esempio del gusto del regista per generi che si differenziano molto dal comico, in questo caso il musical hollywoodiano classico. Sulle note malinconiche di “I’m Through With Love” (resa celebre da Marilyn Monroe), il nostro si lascia andare a un ballo romantico sulle rive della Senna, in cui una splendida Parigi fa da sfondo e la sua partner Goldie Hawn spicca addirittura il volo.
4) Radio Days (1987)
E’ il 30 ottobre 1938, e il futuro gigante del cinema Orson Welles mette in scena per la radio americana una riduzione de La guerra dei mondi di H.G. Wells, che resterà nella storia per aver allarmato migliaia di ascoltatori convinti che si trattasse di una vera invasione aliena raccontata in diretta. Allen sfrutta alla perfezione lo spunto reale per raccontare un episodio verosimile nella vita della sua famiglia, in un delizioso film di nostalgia per gli anni d’oro della radio.
5) Hannah e le sue sorelle (1986)
Una scena che porta alla luce il lato meno pessimista di Woody Allen, e che fa trasparire un fondo di speranza nelle sue note convinzioni sul non-senso della vita. Il personaggio interpretato dall’attore-regista, in un film corale che valse a Michael Caine l’Oscar come attore non protagonista, è in piena crisi e si decide a porre fine alle sue sofferenze, quando il destino fa sì che dal dramma nasca un nuovo apprezzamento per la vita (con un piccolo aiuto dai Fratelli Marx).
6) Zelig (1983)
Un esempio della grande versatilità ed originalità di Allen, che realizza nel 1983 un falso documentario sulla vita di Leonard Zelig, ipotetico personaggio degli anni Venti capace di rendersi camaleonticamente simile alle persone che frequenta. E’ l’occasione per uscire dagli schemi abituali del cinema narrativo e allo stesso tempo per riflettere ridendo sul conformismo della società novecentesca.
7) Provaci ancora, Sam (1972)
In uno dei primi film che portarono Allen al successo internazionale (già in questo caso in coppia con la sua musa Diane Keaton), e ancora in una fase votata alla comicità pura, questa scena presenta al mondo il personaggio poi arcinoto del Woody Allen disilluso, complessato, costantemente in cerca di approcci con l’altro sesso con risultati in molti casi disastrosi.
8) Basta che funzioni (2009)
Come capitato spesso nelle sue ultime fatiche, il regista newyorchese si affida a un suo alter ego per il ruolo da protagonista in questa commedia senza troppe pretese, in questo caso il grande comico Larry David, già protagonista della serie Curb Your Enthusiasm. Il matrimonio artistico tra i due, piuttosto simili in quanto a visione cinica e disillusa della vita, dà luogo al personaggio di Boris Yellnikoff, che sembra racchiudere tutte le idiosincrasie pessimiste del regista in questo monologo iniziale.