Violentata in una casa vacanze, 29enne risarcita con 7 milioni da Airbnb
Airbnb ha pagato un maxi risarcimento di 7 milioni di dollari (circa 5,8 milioni di euro) a una ragazza australiana di 29 anni violentata in una casa vacanze di New York presa in affitto sul portale online nel Capodanno del 2015. La notizia la riporta Bloomberg Businessweek.
Secondo quanto si legge nell’inchiesta, la società ha risarcito la donna in cambio della firma su un accordo di segretezza nel 2017 in cui si impegnava a non parlare del patteggiamento o a non fare causa a Airbnb né all’host, il padrone di casa.
La giovane ragazza si trovava a New York con un gruppo di amiche per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Le ragazze avevano prenotato su Airbnb un appartamento vicino a Times Square. Ad attenderle in casa non c’era nessuno e così, seguendo le indicazioni per il check-in fornite dall’ufficio prenotazioni del sito di affitti a breve termine, le donne sono hanno ritirato il mazzo di chiavi dell’appartamento in un mini-market vicino al palazzo, senza che gli fosse stato chiesto di fornire un documento d’identità.
La sera del 31 dicembre le ragazze sono uscite per festeggiare e poco dopo la mezzanotte la 29enne ha deciso di lasciare le amiche e rientrare a casa. Entrata nell’appartamento non si è accorta subito che non era da sola, ma una volta giunta in bagno si è vista puntare contro un coltello da cucina. L’uomo che lo impugnava l’ha trascinata sul letto e stuprata, poi le ha rubato il cellulare.
La giovane è riuscita a chiamare le amiche tramite un iPad. Accorse in suo aiuto, sono arrivate insieme ad alcuni agenti fermati in strada. Quando la polizia era ancora all’interno dell’appartamento l’aggressore, il 24enne Junior Lee, è tornato. È stato subito fermato e perquisito: nel suo zaino è stato rinvenuto uno degli orecchini della ragazza, un coltello e una copia delle chiavi dell’appartamento.
Il giorno seguente Airbnb è stata informata dell’accaduto. A quel punto l’unità di crisi della società si è messa immediata in moto pagando un albergo alla donna e un biglietto aereo alla madre per raggiungerla dall’Australia e offrendosi di farsi carico delle spese sanitarie. Airbnb ha cercato di tenere la storia riservata consapevole dei rischi dal punto di vista dell’immagine. Duplicati delle chiavi rappresentano infatti un problema serio per la società, che non ha una politica su come deve avvenire lo scambio di chiavi fra gli ospiti.
Questo ha implicazioni sulla reputazione, sulla sicurezza e anche sull’eventuale responsabilità legale della società, il cui modello di business si basa sull’idea che sconosciuti possano fidarsi gli uni degli altri.
Secondo quanto riporta Bloomberg, Airbnb spende circa 50 milioni di dollari all’anno per risarcire host e ospiti, inclusi danni alla proprietà e accordi legali. L’inchiesta ha preso in esame una serie di incidenti, tra cui l’omicidio di una donna di Miami in Costa Rica uccisa dalla guardia di sicurezza della proprietà di Airbnb in cui si trovava, un caso risolto dalla società, senza ammettere responsabilità.
In un altro incidente, riportato dal Guardian nel 2017 , una donna del New Mexico ha affermato di essere stata aggredita sessualmente da un “super-host” di cui aveva affittato la proprietà. L’avvocato di quella donna, Teresa Li, ha risolto il caso per un importo non divulgato prima del processo. Il legale ha detto a Bloomberg che tali accordi rendono difficile per i tribunali decidere in che misura le società di quotazione su Internet sono responsabili per i crimini commessi nelle loro proprietà.
Airbnb, fondata nel 2008 dagli imprenditori Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk, è cresciuta fino a dominare il mercato degli annunci di vacanze su Internet, ma ha perso quasi l’80% della sua attività in otto settimane l’anno scorso quando la pandemia di Covid-19 ha vietato i viaggi, portando al licenziamento di un quarto dei suoi lavoratori.