Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:59
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

“Sono grato alla Russia, non voglio andarmene”: a TPI parla il prof. italiano minacciato a Mosca con una Z

Immagine di copertina

"Perché mi hanno minacciato? Forse mi è stato fatto capire che la cultura dominante non ha apprezzato l’equidistanza tra le posizioni russe e quelle ucraine che ho espresso nelle mie analisi. Gli haters mi attaccano? Mi fanno orrore": a TPI parla Vincent Ligorio, il docente italiano che vive a Mosca, intimidito nei giorni scorsi con una Z dipinta sulla sua porta di casa

Ieri era una stella di David con la scritta Juden Hier, oggi è una Zeta. Sempre sulla porta di casa, sempre per identificare i nemici ed indicarli all’odio pubblico.

Vincent Ligorio vive e insegna a Mosca, dove detiene la cattedra di Relazioni internazionali alla RANEPA, l’Università presidenziale russa per l’economia nazionale e la funzione pubblica. La sua Zeta, Ligorio, l’ha trovata sulla porta di casa, due volte negli ultimi sette giorni. La Z segue telefonate e mail, mai troppo affettuose, dei giorni precedenti.

Professore, perché?
La verità è che non lo so. Io spero che si tratti solo di episodi, chiamiamoli “incidenti di percorso”. Forse mi è stato fatto capire che la cultura dominante non ha apprezzato l’equidistanza tra le posizioni russe e quelle ucraine, che ho espresso nelle analisi che propongo ai miei studenti e nel dibattito pubblico. Diciamo che forse questi sgradevoli gesti sono un invito deciso farmi stare da un lato o dall’altro.

Sul web qualcuno la accusa di averlo fatto da solo perché quello che si vede nella foto è l’interno di una porta, non l’esterno.
Invito questo leone da tastiera a casa mia, così prende un caffè e guarda da solo la zeta e la porta. Io faccio il professore e non monto infissi. Non so perché la porta di casa mia a Mosca apra verso l’esterno, ma è così ed è verificabile, ovviamente. Gli haters mi facevano ridere prima, ora, francamente mi fanno orrore.

Ha paura?
Diciamo che non mi fa certo stare sereno. Sono arrivato a Mosca 11 anni fa per un breve periodo di specializzazione presso Higher School of Economics. Ma questa città e questo popolo mi hanno affascinato e conquistato e il mio master si è trasformato in una scelta di vita e mi sono specializzato in economia internazionale.

Ora lascerà il Paese, immagino.
Amo la Russia e Mosca e sono grato per quello che questo Paese mi ha dato e che io cerco di restituire attraverso il mio lavoro. Ma la mia vita è qui: sono sposato, con una mia collega che si occupa – per sua fortuna- di altro. Onestamente sto valutando insieme alla mia famiglia cosa sia meglio fare per garantirci una certa sicurezza. Se dalle Z o dalle telefonate minatorie si dovesse passare ad una pressione ancora più forte, sicuramente sarò costretto ad allontanarmi. Ma davvero non vorrei farlo. Per il momento ho segnalato il primo episodio al consolato e all’Ambasciata italiana di Mosca. Mi hanno espresso la loro vicinanza e mi hanno chiesto di tenerli informati, credo che sia il massimo che possono fare, al momento.

Vincent Ligorio

Come si è trasformata la quotidianità di Mosca dopo il 24 febbraio?
Cambiamenti rilevanti, nessuno ancora. Certo, le sanzioni hanno prodotto una sensibile inflazione. E il fatto che molte multinazionali e catene di imprese sia dovuta uscire dal mercato russo crea fenomeni macroeconomici i cui effetti si sentiranno nei prossimi mesi. La tensione c’è, ma è inevitabile, vista la situazione in cui ci troviamo a vivere.

Lei si è formato prevalentemente in Italia e specializzato a Londra, prima di arrivare a Mosca. Dove abbiamo sbagliato noi europei?
Lo dico da europeista convinto, che ha anche lavorato per alcuni programmi europei qui in Russia: la U.E. non ha avuto forza politica. Ma questo era prevedibile, a causa della sua natura inconsistente ed ambigua. L’Unione Europea è un eterno adolescente. E invece dovrebbe fare il salto verso la maggiore età, trasformarsi in un soggetto politico vero e proprio. Dobbiamo accettare l’idea che questa maturazione politica ha dei costi, ovviamente. Mi pare, però che non tutti i paesi (in primis Francia e Germania) siano disposti a cedere il loro ruolo di soggetto internazionale a favore dell’Europa. L’unica cosa che possiamo fare adesso -senza trasformare efficacemente la natura delle istituzioni europee- è giocare di coralità e coordinare le forze nazionali.

Quindi altre sanzioni?
La Russia è antropologicamente e storicamente autarchica. Questo Paese ha un suo approccio particolare: si sbaglia se si spera di ribaltare il corso degli eventi e della leadership attraverso influenze esterne. Questo non avverrà, purtroppo. Le sanzioni non colpiscono né i ricchi né la classe dirigente russa. Al contrario, affliggono prevalentemente il ceto medio basso. Sicché l’effetto politico è quello contrario a quello desiderato: il grosso del consenso si compatterà per riadattarsi. Solo nel lungo periodo si tireranno le somme politiche.

Ma come può il popolo russo sapere cosa succede? La censura dell’informazione esiste o è propaganda occidentale?
Non è censura, propriamente. È che qui si segue una certa narrativa che è quella ufficiale. Un giornale storico come Novaya Gazeta ha deciso di sospendere temporaneamente le pubblicazioni per non incappare nelle sanzioni previste dai nuovi decreti sulle fake news riguardanti il conflitto. La situazione è difficile.

Cosa prevede?
Non so, davvero. Con molta onestà io non mi aspettavo l’inizio delle operazioni militari il 24 Febbraio, anche se i dati che osservavo, mi avevano portato a preventivare qualcosa per la metà di marzo, ma come ho già detto deve essere scattato quello che ho definito il “se non ora quando” all’interno della leadership del Cremlino. Come e quando finirà, è imprevedibile. Ma una cosa è certa: le conseguenze di questi eventi si sentiranno a lungo, molto a lungo.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Esteri / Donald Trump vuole il controllo della Groenlandia e del Canale di Panama
Esteri / Paesi Bassi: 5 condannati per gli scontri di Amsterdam con i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv
Esteri / Mi manda Donald Trump: ecco chi è Tilman Fertitta, nominato prossimo ambasciatore Usa in Italia
Esteri / Raid di Israele a Gaza City: ucciso un operatore della Protezione civile. Almeno 45.338 morti nella Striscia dal 7 ottobre 2023. Qatar: "I colloqui per la tregua continuano". Tel Aviv chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu per condannare gli attacchi Houthi. Il ministro della Difesa Katz: "Prenderemo di mira i leader del gruppo in Yemen". Il governo Netanyahu ordina altri missili
Esteri / La battaglia dell’Antitrust a Google sul caso Chrome
Esteri / Guerra in Ucraina, Donald Trump: “Vladimir Putin vuole un incontro il prima possibile”. Ma Mosca frena
Esteri / Gaza: oltre 45.300 morti dal 7 ottobre 2023. Al-Jazeera: “Altre 14 vittime nei raid odierni di Israele". Israele, attentato contro un soldato a Gerusalemme: ferito l'aggressore. Libano: il premier Mikati visita le postazioni militari nel sud. Siria: il leader di Hts riceve a Damasco il ministro degli Esteri giordano Safadi