Il momento in cui Duterte ha cantato una serenata a Donald Trump
Il presidente filippino si è esibito in una performance canora davanti a Trump durante una cena di gala organizzata in suo onore a Manila. Vi mostriamo il video
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è attualmente impegnato nel suo tour istituzionale in Asia, durante il quale ha incontrato i leader di Giappone, Corea del Sud, Cina e Vietnam. Domenica 12 novembre è giunto nelle Filippine per il meeting annuale tra gli Stati Uniti e l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN).
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Prima, però, ha incontrato il presidente filippino Rodrigo Duterte ad una cena di gala, durante il quale quest’ultimo si è esibito nelle vesti di cantante e ballerino.
Ad un certo punto, durante l’evento, Duterte ha preso in mano il microfono e ha iniziato a cantare la hit filippina Ikaw (che in italiano significa “tu”), a fianco della star locale Pilita Corrales. Si tratta di una vera e propria canzone d’amore, che al suo interno contiene parole come “tu sei la luce del mio mondo, la metà del mio cuore”.
#PresidentDuterte sings #Ikaw with #PilitaCorales, upon request of @realDonaldTrump. #Asean2017pic.twitter.com/VjGCVeOeqG
— Karen Jimeno (@AttyKarenJimeno) 12 novembre 2017
“Signore e Signori, canto su ordine esplicito del comandante in capo degli Stati Uniti”, ha detto Duterte, ripreso in un video girato da Karen Jimeno, una sottosegretaria del dipartimento di opere pubbliche e autostrade delle Filippine.
Ikawa, cantata dalla cantante pop Yeng Constantino, è la hit preferita del presidente filippino. Uscita nel 2014, ha totalizzato più di 65 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Il presidente filippino è sempre stato una figura controversa nella scena politica internazionale. Si è contraddistinto per il suo linguaggio crudo e volgare, ma l’aspetto più problematico riguarda la sua battaglia contro la droga. Duterte è stato duramente criticato dalla Commissione dei Diritti Umani delle Filippine e da Amnesty International, per aver tollerato omicidi extra-giudiziari, presumibilmente perpetrati dai cosiddetti Squadroni della Morte, ovvero nuclei di vigilantes privati.
L’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha più volte invitato Duterte a sopprimere queste organizzazioni, ma il presidente non si è mai detto disposto a cambiare la sua politica contro la droga, ammettendo di aver addirittura ucciso personalmente dei sospetti criminali, quando era ancora sindaco di Davao.