Coronavirus, cadaveri ammassati in sacchi neri all’ospedale di Bergamo. Ma è un fake: è l’Ecuador
Il video-bufala di cadaveri ammassati in sacchi all’ospedale di Bergamo
Decine e decine di sacchi neri contenenti persone morte e accatastati l’uno sull’altro: una scena orribile e raccapricciante apparsa in un video diventato virale sui social. Il video è stato condiviso sui social e descritto come girato a Bergamo.
Tutto falso. È vero che Bergamo ha vissuto un’emergenza – dato l’alto numero di morti – per il posizionamento delle bare nei cimiteri, ma mai niente di quanto viene mostrato nel video è mai accaduto. I corpi sono stati subito posizionati nelle urne e l’esercito italiano ha aiutato a portare le bare fuori città.
La bufala che vediamo nel video, in realtà, viene da molto lontano: proviene dall’Ecuador. Dello stesso video, esiste una versione con scene prima e dopo di ambulanze ed ospedali Americani, per riambientare la scena a New York. Che si tratti di un falso, lo si evince anche da un frame del video in cui appare il nome di uno dei deceduti segnato su un foglio attaccato a un sacco. Non è un nome italiano e appartiene a una lista di defunti dell’Ecuador.
Lo stesso video è stato poi smascherato da una trasmissione locale ecuadoregna che ha mostrato le false immagini. I video sono stati fatti circolare sui social network dalle famiglie esasperate anche dalle difficoltà di ottenere i certificati di morte per attirare l’attenzione delle autorità sulla questione.
In Ecuador, che con i suoi 2.748 casi di nuovo Coronavirus su 16,6 milioni di abitanti è fra i Paesi non solo dell’America Latina ma in percentuale anche del mondo dove si registra il maggior numero di contagi, si fa fatica a seppellire i morti. Esercito e polizia hanno raccolto almeno 150 corpi da strade e case nella città portuale di Guayaquil. Per il governo il rischio è arrivare a un bilancio di 3.500 morti solo nella città e della provincia circostante.
Circa due terzi delle vittime sono concentrati nella provincia di Guayas, il cui capoluogo Guayaquil è fra le città più drammaticamente coinvolte dall’emergenza sanitaria. Il dolore per la perdita dei propri cari è acutizzato dall’impossibilità di seppellire i morti: a causa della indisponibilità delle società di pompe funebri, sopraffatte dall’elevato numero di decessi e dalla preoccupazione per il contagio, oltre che dal lungo coprifuoco serale (15 ore), molte famiglie per non tenere in casa i cadaveri li abbandonano.
Il sindaco della città, Cynthia Viteri, è in isolamento a casa, contagiata dal Covid-19, ma si fa ugualmente portavoce delle proteste dei cittadini che chiedono di recuperare i cadaveri dalle case e dagli ospedali, dove spesso vengono lasciati dalle famiglie per giorni e giorni.
Il portavoce del governo si è scusato in un messaggio trasmesso dalla televisione di stato. Ha dichiarato che gli operatori mortuari non sono stati in grado di tenere il passo con la sepoltura dei morti a causa di un coprifuoco imposto sotto la pandemia. “Riconosciamo eventuali errori e ci scusiamo con coloro che hanno dovuto aspettare giorni per portare via i loro cari”, ha spiegato Jorge Wated. “Purtroppo gli esperti medici stimano che le morti per Covid-19 in questi mesi raggiungeranno tra i 2.500 e i 3.500 nella sola provincia di Guayas, e ci stiamo preparando per questo”, ha aggiunto.