Alcuni vibratori spiavano segretamente le abitudini dei loro possessori
Una serie di vibratori della We-Vibe, collegabili allo smartphone, raccoglieva dati sul loro uso e li trasmetteva alla casa madre all’insaputa degli utenti
Lunedì 13 marzo i produttori di We-Vibe, una marca di vibratori, hanno raggiunto un accordo legale impegnandosi a pagare 3 milioni e 750mila dollari agli utenti che da settembre scorso hanno acquistato un loro prodotto.
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Il motivo della causa risiede nella scoperta che una serie di vibratori We-Vibe, collegabili a una app e quindi controllabili tramite smartphone, raccoglieva dati sul loro uso e li trasmetteva alla casa madre all’insaputa degli utenti.
Attraverso la app, i produttori canadesi potevano venire a sapere quando e per quanto tempo gli oggetti venissero utilizzati, l’intensità della vibrazione, la modalità scelta, la temperatura del vibratore e il livello della batteria, il tutto senza che i possessori li avessero autorizzati.
La causa era stata presentata alla corte federale dell’Illinois nel mese di settembre 2016, e gli avvocati dell’accusa hanno sostenuto che l’applicazione raccogliesse anche gli indirizzi email degli utenti, consentendo alla società di collegare le informazioni sull’utilizzo a clienti specifici.
Si stima che circa 300mila persone abbiano acquistato prodotti We-Vibe con bluetooth abilitato, e circa 100mila di loro hanno usato la app.
Chi ha comprato un vibratore di questo tipo potrà ora ricevere fino a 199 dollari di risarcimento, e chi l’ha effettivamente collegato all’applicazione avrà diritto invece fino a 10mila dollari: l’importo effettivo dipenderà da quante persone in totale faranno causa.
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