Com’è andato il vertice europeo sui migranti
L'Italia ha presentato la sua proposta per superare il regolamento di Dublino, Conte: "Rientriamo a Roma decisamente soddisfatti"
Domenica 24 giugno 2018 si è tenuto a Bruxelles il mini-vertice europeo sui migranti in vista del Consiglio europeo del 28 giugno.
Al tavolo i leader di 16 paesi: Italia, Belgio, Olanda, Grecia, Spagna, Malta, Germania, Francia, Bulgaria, Austria, Croazia, Slovenia, Danimarca, Finlandia, Svezia e Lussemburgo.
Il summit si è concluso senza che sia stata raggiunta una intesa.
L’Italia ha presentato la sua proposta, che secondo il governo rappresenta un “cambiamento radicale”: i 10 punti messi sul tavolo da Roma prevedono di rafforzare le frontiere esterne e gli accordi tra Ue e Paesi terzi, di creare centri di protezione internazionale nei Paesi di partenza e di transito e di superare il regolamento di Dublino affermando il principio che “chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”.
“L’85 per cento della proposta italiana è il piano della Commissione europea che è già in discussione o che sarà in discussione”, ha sottolineato a fine serata una fonte dell’esecutivo Ue.
“Rientriamo a Roma decisamente soddisfatti. Abbiamo impresso la giusta direzione al dibattito in corso”, ha commentato su Twitter il premier italiano, Giuseppe Conte.
Tutti chiedono una ‘soluzione europea’, ma sia la cancelliera tedesca Angela Merkel sia il presidente francese Emmanuel Macron hanno lasciato intendere che si può procedere anche con passi diversi.
Secondo Merkel è più probabile che si raggiungano accordi bilaterali e trilaterali, anche se “l’aspettativa è che si possa trovare una soluzione comune in questi giorni”.
La cancelliera ha riconosciuto che la responsabilità deve essere spalmata tra tutti i paesi Ue, ma, ha sottolineato, “laddove non sia possibile, vogliamo sviluppare insieme a quelli che sono disponibili un comune piano di azione”.
Sulla stessa linea Macron secondo cui serve “una soluzione europea sui migranti attraverso la cooperazione dei paesi dell’Ue, che si tratti di una collaborazione a 28 o tra più stati che decidono di andare avanti assieme”.
Macron non ha risparmiato una nuova stoccata all’Italia: “Alcuni cercano di strumentalizzare la situazione in Europa per creare una tensione politica e giocare con le paure”, ha detto.
Un’apertura è invece arrivata dal premier spagnolo, Pedro Sanchez,che ha parlato di “riunione positiva” con “più punti di unione che di divisione”.
Scontri alla vigilia del vertice
L’incontro è stato preceduto nella giornata di ieri da accuse reciproche tra Italia, Francia e Spagna sul tema dell’immigrazione.
A inasprire la situazione c’è stato anche il caso della nave Lifeline, appartenente a una ong che si occupa del soccorso di migranti nel Mar Mediterraneo.
Il governo italiano ritiene che l’operazione di soccorso sia avvenuta in acque libiche e che la ong abbia violato norme di diritto internazionale.
Per questo ha fatto sapere che, se entrerà in acque italiane, la nave sarà messa sotto sequestro.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato: “Bisogna essere chiari e guardare le cifre. L’Italia non sta vivendo una crisi migratoria come c’era fino all’anno scorso. Chi lo dice, dice una bugia”.
Il capo dell’Eliseo ha insistito quindi sulla necessità che si creino centri chiusi nei paesi di primo sbarco e sanzioni nei confronti dei paesi che si rifiutano di accogliere i migranti.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto dando dell’arrogante a Macron e chiedendo alla Francia di aprire i suoi porti.
“Seicentocinquantamila sbarchi in 4 anni, 430mila domande presentate in Italia, 170mila presunti profughi a oggi ospitati in alberghi, caserme e appartamenti per una spesa superiore a 5 miliardi di euro. Se per l’arrogante presidente Macron questo non è un problema – ha detto il leader della Lega – lo invitiamo a smetterla con gli insulti e a dimostrare la generosità con i fatti aprendo i tanti porti francesi e smettendo di respingere donne, bambini e uomini a Ventimiglia. Se l’arroganza francese pensa di trasformare l’Italia nel campo profughi di tutt’Europa, magari dando qualche euro di mancia, ha totalmente sbagliato”.
Il ministro dell’Interno lunedì 25 giugno sarà in Libia. Salvini partirà per Tripoli nella mattinata, terrà una serie di incontri istituzionali e una conferenza stampa, per poi fare ritorno il giorno stesso in Italia.
Anche il ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio ha criticato Macron, sostenendo che “è fuori dalla realtà” e annunciando che il governo non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. “Non arretreremo”, ha detto.
“In Italia l’emergenza immigrazione esiste eccome ed è alimentata anche dalla Francia con i continui respingimenti alla frontiera”, ha dichiarato Di Maio. “Macron sta candidando il suo Paese a diventare il nemico numero uno dell’Italia su questa emergenza, il popolo francese è sempre stato solidale e amico degli italiani. Ascolti loro, non chi fa soldi sulla pelle di quelle persone”.
Di Maio ha chiuso anche all’ipotesi degli hotspot nei paesi di primo sbarco: “Vorrebbe dire ‘Italia pensaci tu’. Non esiste”, ha detto. “I centri vanno realizzati nei paesi di origine e transito e devono essere a guida europea”.
Il premier spagnolo Pedro Sanchez, intervistato da El Pais, si schiera dalla parte di Macron.
“Ci sono governi, come quello italiano, che fanno un discorso anti-europeo e dove l’egoismo nazionale è più diffuso”, dichiara. “Ciò ha anche a che fare con la precedente mancanza di solidarietà da parte dell’Ue con un paese che ospita mezzo milione di esseri umani che provengono dalle coste della Libia” e sottolinea che “il modo migliore per combattere l’eurofobia è una maggiore integrazione”.
Sanchez promette che la Spagna non sarà insensibile alle tragedie umane ma è evidente che “non può dare da sola una risposta”.