Golpe Venezuela, scontro Russia-USA: “Non vi intromettete”
Venezuela Russia Usa – Gli Stati Uniti pensano a un’azione militare in Venezuela, in seguito al caos scoppiato nel paese in queste ore. La Russia, dal canto suo, non utilizza mezzi termini e risponde a muso duro: non intervenite per nessun motivo.
La scontro politico venezuelano, infiammato dalla rivolta dell’autoproclamato presidente Juan Guaidò (che secondo alcune indiscrezioni ora rischia persino l’arresto), apre così – indirettamente – un nuovo fronte di crisi tra Stati Uniti e Russia, quella che un tempo si chiamava proxy war.
Intanto il bilancio delle vittime in seguito agli scontri scoppiati in Venezuela è di 1 morto e 99 feriti. Ma andiamo con ordine:
L’iniziativa Usa – Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo non ha escluso che gli Stati Uniti intervengano con un’azione militare a Caracas: “È possibile. Se necessario è quello che faranno gli Stati Uniti” per restaurare la democrazia ma “è preferibile una transizione pacifica”, ha annunciato in un’intervista in tv Pompeo.
La replica dei russi -. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, parlando al telefono con il segretario di Stato Usa Pompeo, gli ha risposto: “L’ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni del Venezuela è una violazione del diritto internazionale”.
Lavrov ha messo in guardia Pompeo e gli Usa nel caso in cui questi ultimi decidessero di intraprendere ulteriori passi “aggressivi” in Venezuela. Il tutto – secondo Lavrov – comporterebbe conseguenze assai gravi. È quanto riferiscono le agenzie di stampa russe Interfax e Tass.
Il ministro degli Esteri russo ha fatto riferimento alla “influenza distruttiva” degli Stati Uniti nel caso in cui Washington dovesse intervenire in Venezuela. “È una violazione flagrante del diritto internazionale che non ha nulla a che fare con la democrazia”.
A Caracas in queste ore sono diversi i sostenitori scesi in strada in difesa del presidente in carica Nicolas Maduro, così come quelli in difesa del gruppo degli oppositori guidati da Guaidò.
Ma la maggioranza della popolazione sembra essere rimasta fedele al presidente Maduro, e lo stesso può dirsi per l’esercito. Si contano infatti appena 25 militari tra coloro che hanno fatto richiesta d’asilo all’ambasciata brasiliana a Caracas.
L’oppositore Leopoldo López, liberato ieri dal gruppo ribelle guidato da Guaidò, e fino a pochi giorni fa agli arresti domiciliari, si è rifugiato nell’ambasciata spagnola dopo essersi rinchiuso per un periodo in quella cilena.
Maduro: “Io, fuggire? Signor Pompeo, per favore…” – Nel frattempo non mancano le polemiche anche tra il presidente in carica Maduro e lo stesso Pompeo, che avrebbe attribuito al primo di essersi messo in fuga per Cuba, non appena scoppiata la rivolta.
In un video diffuso ieri sera, Maduro ha commentato così la vicenda: “Ha detto Mike Pompeo che (…) Maduro aveva un aereo pronto per andarsene a Cuba, per fuggire, e che i russi lo hanno fatto scendere, proibendogli di lasciare il Paese … Signor Pompeo, per favore, che mancanza di serietà”, ha concluso Maduro, non prima di ricordare ai suoi sostenitori di mobilitarsi il primo maggio per “dire all’Impero che il Venezuela si rispetta”.
Intanto a Caracas continuano le proteste: in questo articolo abbiamo riportato che l’autoproclamato presidente del Venezuela, Guaidò, intende andare avanti oggi con più forza che mai.
Ma la situazione attuale, e l’acuirsi dello scontro diplomatico tra Washington e Mosca, sembra suggerire che il golpe in Venezuela guidato da Guaidò sia fallito, o fortemente sgonfiatosi rispetto al clamore che aveva provocato nella giornata di ieri. Le trattative intanto, a Caracas come all’estero, vanno avanti.
Le manifestazioni e gli scontri nel paese sudamericano proseguono da ieri, quando un gruppo di uomini politici e militari ha di fatto sollevato una rivolta popolare in nome della libertà e della Costituzione per destituire il regime del presidente in carica Nicolas Maduro.
Venezuela, Guaidò: “Oggi andiamo avanti con più forza che mai”