I vegetariani vivono davvero più a lungo dei carnivori?
Diversi studi mostrano che chi non mangia carne ha un tasso di mortalità inferiore, ma probabilmente la ragione non è quella a cui state pensando
In Italia le persone che hanno rinunciato completamente alla carne nella loro alimentazione sono sempre di più. I dati del rapporto Eurispes diffuso a gennaio 2017 parlano chiaro: il 7,6 per cento del campione segue una dieta vegetariana o vegana. In particolare, il numero dei vegani, cioè di chi rinuncia a tutti i prodotti animali, è triplicato nell’ultimo anno passando dall’uno al tre per cento.
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I motivi per scegliere di eliminare la carne dalla propria dieta quotidiana possono essere tra i più diversi e vanno dalla tutela dell’ambiente al benessere degli animali, dalle questioni etiche alle motivazioni religiose. Tuttavia una questione più di tutte è stata al centro di studi internazionali sull’argomento. Condurre una dieta vegetariana fa vivere più a lungo?
Gli studi condotti finora
Un primo studio, risalente al 2013, che ha coinvolto oltre 95mila donne negli Stati uniti tra il 2002 e il 2009, evidenzia che i vegetariani hanno un tasso di mortalità inferiore del 12 per cento rispetto ai non-vegetariani. Lo studio, tuttavia, non prova l’esistenza di un nesso causale specifico tra l’assenza di carne nell’alimentazione e il rischio di una minore mortalità.
Nel 2015 uno studio condotto nel Regno Unito mostra che le cause di mortalità di vegetariani e non-vegetariani sono simili e che alcune differenze sono state trovate solo per specifiche cause di morte (come malattie relative alla circolazione del sangue o cancro), le quali meritano ulteriori indagini.
Un terzo studio, condotto in Australia dal Sax Institute, chiamato 45 and Up, sul tema dell’invecchiamento, mostra che i vegetariani non hanno un “vantaggio di sopravvivenza” statisticamente superiore rispetto ai carnivori.
Questo vuol dire che è meglio per la salute lasciar perdere al seitan e al tofu e riabbracciare cotoletta e frittura di pesce? Niente affatto.
Negli studi epidemiologici è una prassi controllare statisticamente una serie di elementi, chiamati “fattori di confondimento” dal momento che possono influire sull’esito della ricerca, distorcendolo. Per capire se essere vegetariani riduce il rischio di morte bisogna verificare questa serie di fattori.
I fattori legati allo stile di vita
Nella maggior parte degli studi realizzati in passato i vegetariani tendono a essere più attenti alla salute e a condurre uno stile di vita più sano rispetto alla media. Per esempio, nello studio del Sax Institute, risulta che rispetto ai carnivori i vegetariani hanno meno possibilità di fumare, bere eccessivamente, condurre attività fisica in modo non sufficiente e di essere sovrappeso o obesi.
Inoltre, chi conduce una dieta vegetariana corre un rischio inferiore di avere problemi al cuore, malattie metaboliche o essere malato di cancro.
Negli studi che non eliminano questi fattori, i vegetariani risultano effettivamente avere un tasso di mortalità più basso. Dopo aver eliminato i fattori attinenti allo stile di vita, invece, la differenza diminuisce in modo significativo o addirittura svanisce.
Questo mostra che al di là dell’astinenza dalla carne ci sono una serie di caratteristiche che contribuiscono al benessere dei vegetariani. È l’insieme dei comportamenti salutari messi in atto dai vegetariani, associati tra loro, a spiegare come mai il loro tasso di mortalità è inferiore rispetto a quello dei carnivori.
Uno studio separato, condotto dagli accademici australiani utilizzando i dati di 45 and Up, mostra che le persone che mangiano quantità maggiori di frutta e verdura, hanno un minor rischio di morte rispetto a quelli che ne consumano meno, anche quando gli altri fattori non vengono esclusi.
E anche se non ci sono prove schiaccianti che la dieta vegetariana promuova la longevità, tutti gli studi sono concordi nel dimostrarne i benefici per la salute. Per esempio, una dieta vegetariana è stata costantemente associata a un minor rischio di ipertensione, diabete di tipo 2 e obesità.
Una meta-analisi del 2012 – un’analisi statistica che combina i dati provenienti da più studi – ha concluso i vegetariani hanno un rischio inferiore del 29 per cento di morte precoce per malattie cardiache e un rischio inferiore del 18 per cento per il cancro.
In quest’ottica è importante considerare che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), appartenente all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha classificato il consumo di carni lavorate come carne rossa e salumi come cancerogeni per l’uomo.
Cosa possiamo concludere?
Non possiamo dire con certezza se essere vegetariani aiuta a vivere più a lungo, ma abbiamo la certezza che una dieta equilibrata ben pianificata con frutta e verdura sufficiente è sicuramente positivo per la salute. Altri fattori chiave per vivere più a lungo, come è noto, sono fare attività fisica, evitare il fumo e moderare il consumo di alcol.
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