Vaccini, l’Ue in affanno: dopo i ritardi nelle consegne, milioni di dosi restano in frigo
Oltre 61,5 milioni di dosi sono state consegnate ai 27 Stati Ue, ma ne sono state somministrate solo 47,5 milioni
La decisione dello stop alle somministrazioni del vaccino AstraZeneca da parte di diversi Paesi Ue, inclusa l’Italia, ha complicato lo svolgimento di una campagna vaccinale anti-Covid già caratterizzata da ritardi e inadempienze nell’Unione europea, rispetto a quanto sta accadendo ad esempio negli Usa o nel Regno Unito.
Il problema, al contrario di quanto poteva sembrare inizialmente, non riguarda solo i ritardi nelle consegne delle dosi da parte delle case farmaceutiche, ma anche quelli della somministrazione dei vaccini da parte degli Stati. Secondo i dati forniti dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), oltre 61,5 milioni di dosi sono state consegnate ai 27 Stati Ue, ma ne sono state somministrate solo 47,5 milioni (qui l’aggiornamento sulle dosi consegnate e somministrate in Italia).
Come sottolineava un articolo di Politico.eu lo scorso 9 marzo, già prima della sospensione di AstraZeneca nei frigoriferi degli ospedali europei erano custodite milioni di dosi in attesa di essere somministrate. È vero, un certo numero di vaccini viene deliberatamente tenuto da parte per garantire la possibilità di effettuare i richiami, ma l’elevata percentuale di vaccini inutilizzati in alcuni Paesi suggerisce che molte dosi sono semplicemente inutilizzate.
Sempre secondo i dati Ecdc, finora in Ue solo il 9 per cento degli abitanti adulti con più di 18 anni hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino anti-Covid, mentre solo il 3,9 per cento ha ricevuto la vaccinazione completa: numeri ben lontani dall’obiettivo del 70 per cento di adulti vaccinati promesso dall’Unione entro l’estate.
Ma sono dati anche molto diversi rispetto a quelli degli Usa, dove circa un terzo della popolazione è già stato vaccinato. Anche il Regno Unito sta andando meglio: da solo ha raggiunto le 26 milioni di dosi somministrate, con circa 24 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose, e appena 1,6 milioni di persone hanno ricevuto anche la seconda dose.
Vaccini, i ritardi riguardano soprattutto AstraZeneca
Dagli ultimi dati disponibili (che si riferiscono alle dosi somministrate fino al 7 marzo, quindi prima del blocco di AstraZeneca) emerge che alcuni paesi non utilizzano tutte le dosi dell’azienda anglo-svedese che hanno a disposizione, con la velocità di somministrazione che differisce molto rispetto a quella di vaccini di altri produttori. In Belgio, Ungheria, Paesi Bassi e Slovenia, meno di un terzo delle dosi di Oxford/AstraZeneca consegnate erano sono state somministrate fino al 7 marzo.
Dati migliori in Germania, dove meno della metà delle le dosi di AstraZeneca sono state somministrate, mentre il vaccino Pfizer, che costituisce la stragrande maggioranza delle consegne di vaccini in tutta Europa, viene utilizzato a un tasso molto più elevato. Per quanto riguarda l’Italia, le dosi AstraZeneca utilizzate sono 1.093.800 sulle 2.196.000 consegnate, ovvero il 49.8 per cento di quelle arrivate nel nostro paese.
Vaccini anti-Covid: i ritardi nelle consegne in Ue
La Commissione Europea ha ordinato almeno 1,4 miliardi di dosi dei quattro vaccini contro il Covid autorizzati in Ue, ovvero quelli delle società statunitensi Moderna e Johnson & Johnson, oltre a BioNTech-Pfizer e AstraZeneca. Nonostante questi ordini siano più che sufficienti per i circa 450 milioni di persone che vivono in Ue, le difficoltà di approvvigionamento, le restrizioni alle esportazioni e le difficoltà burocratiche hanno portato a ritardi che stanno mettendo a dura prova la campagna vaccinale.
A pesare è stato soprattutto il taglio annunciato da AstraZeneca nelle consegne all’Ue. L’azienda prevedeva di fornire tra le 80 e le 100 milioni di dosi entro la fine di marzo, ma a gennaio ha ridotto drasticamente il totale a 40 milioni, parlando di problemi di produzione. Da allora, l’azienda ha lottato per raggiungere anche quell’obiettivo, e finora ha fornito meno di 12 milioni di dosi all’Ue.
Negli ultimi giorni, l’azienda anglo-svedese ha annunciato l’intenzione di tagliare ancora le forniture e la Commissione europea ha spiegato di valutare “tutte le possibili misure da prendere” (con la possibilità di decidere un blocco dei pagamenti). La sospensione delle somministrazioni dei vaccini di AstraZeneca annunciata lunedì da parte di alcuni paesi dell’Ue, in questo quadro, aggrava quindi una situazione già critica.
Le autorità europee stanno compiendo grandi sforzi per recuperare il terreno perduto. Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che l’Ue riceverà 10 milioni di vaccini prodotti da Pfizer/BioNTech in più rispetto a quanto inizialmente previsto per il secondo trimestre, per un totale di oltre 200 milioni di dosi nel trimestre. Infatti, le aziende e la Commissione hanno raggiunto un accordo per anticipare le dosi, la cui consegna era prevista invece entro la fine dell’anno. Von der Leyen ha dichiarato che questo “darà agli Stati membri spazio di manovra”, dopo lo stop ad AstraZeneca e “possibilmente colmerà le lacune nelle consegne”.
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