Usa, a Washington si apre il vertice della Nato: l’Alleanza Atlantica alla prova delle guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza
Tutti gli occhi del vertice Nato in corso nel gigantesco Centro congressi del centro di Washington D.C. sono concentrati sulla guerra in Ucraina, che va avanti ormai da quasi due anni e mezzo.
I 32 Stati membri, Italia compresa, faranno ancora fronte comune per aiutare Kiev a resistere all’invasione della Russia, promettendo ulteriori aiuti e nuove armi e cercando di assicurare un continuo sostegno degli Usa alla causa ucraina anche in caso di vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 5 novembre. Ciò che il presidente Volodymyr Zelensky invece probabilmente non riuscirà ancora a ottenere sarà una data per l’adesione all’Alleanza, che quest’anno compie il suo 75esimo compleanno.
Il bicchiere mezzo vuoto per Kiev
L’attacco russo dell’8 luglio contro un ospedale pediatrico a Kiev, che ha provocato una quarantina di vittime, compresi alcuni giovani pazienti, sembra aver giustificato le richieste dell’Ucraina, che da mesi chiede agli alleati americani ed europei nuovi sistemi di difesa aerea e munizioni per contrastare i bombardamenti intensificati dal Cremlino.
“Ci aspettiamo decisioni serie e forti dal vertice di Washington su concreti sistemi di difesa aerea perché questo è uno dei momenti più critici”, ha detto alla stampa presente a Washington prima del vertice Andriy Yermak, capo dello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Per tutta risposta, ieri il presidente Joe Biden ha svelato i piani per dotare l’Ucraina di difese aeree aggiuntive da Usa, Italia, Germania, Olanda e Romania. Ma la richiesta principale di Kiev non sarà probabilmente soddisfatta. Il comunicato finale del vertice dovrebbe infatti confermare la volontà dell’Alleanza di offrire a Kiev un percorso verso l’adesione, magari definendolo pure “irreversibile” nel tentativo di impedire voltafaccia in caso di un ritorno di Donald Trump alla Casa bianca. Tuttavia è altamente improbabile che arrivi a fissare delle tempistiche per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, anzi.
Secondo un retroscena pubblicato dal Washington Post, Biden avrebbe incaricato i propri collaboratori di inserire nel comunicato finale una serie di raccomandazioni rivolte a Kiev in materia di riforme politiche e lotta alla corruzione necessarie per potere un giorno aderire all’Alleanza.
Gaza: l’elefante nella stanza
Malgrado gli Alleati
siano concentrati
sulla guerra in Ucraina, gli Usa hanno invitato al summit di Washington – come osservatori – anche i rappresentanti di Israele,
Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar e Tunisia. Ma l’invito non è ufficialmente
collegato alla guerra in corso da oltre nove mesi nella Strisci di Gaza.
Durante i suoi incontri con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il capo del Pentagono Lloyd Austin, la segretaria al Tesoro Janet Yellen e con le sue omologhe di Germania, Annalena Baerbock, e Canada, Mélanie Joly, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha cercato di convincere gli Stati membri della Nato a includere un riferimento alla minaccia dell’Iran nella dichiarazione finale del vertice. Insieme ai Paesi del Nord Africa invece, come spiegato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal presidente del Senato Ignazio La Russa, l’Italia intende sottolineare l’importanza di proteggere il fronte sud dell’Alleanza.
Un solo Stato membro parla esplicitamente della guerra nella Striscia. Prima del summit il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha annunciato di voler portare “sotto i riflettori” la catastrofe di Gaza. “La comunità internazionale non è riuscita a fermare Israele in questa terribile situazione”, ha dichiarato alla stampa prima di imbarcarsi per Washington D.C. “È impossibile alleviare la coscienza globale senza una pace giusta e permanente in Palestina”.
Anche il presidente del Parlamento turco, Numan Kurtulmus, storico alleato di Erdogan, ha accusato la Nato di applicare “un doppio standard”. “Si tratta chiaramente di ipocrisia”, ha rimarcato in un’intervista al Washington Post. “È una sorta di razzismo perché se non consideri le vittime palestinesi uguali alle vittime ucraine, significa che vuoi creare una sorta di gerarchia all’interno dell’umanità. È inaccettabile”.
In oltre nove mesi, i bombardamenti israeliani hanno prodotto più macerie a Gaza che in oltre due anni e mezzo di guerra in Ucraina. La maggior parte degli abitanti, quasi 1,7 milioni di persone, è stata costretta a lasciare le proprie case mentre, secondo le Nazioni Unite, la carestia e le epidemie incombono sulla Striscia. Le ostilità hanno ufficialmente provocato oltre 38mila vittime e più di 88mila feriti. Secondo la prestigiosa rivista scientifica britannica The Lancet però, le morti “indirette” per malnutrizione, malattie e altre condizioni dovute al conflitto potrebbero arrivare a 186mila, circa il 7,9% della popolazione.