Gli Usa lanciano un missile “vietato”, Russia e Cina allertano l’Onu
Preoccupazione internazionale per la politica aggressiva del presidente Trump
Usa sfidano Russia e Cina: allerta all’Onu
Gli Usa lanciano un missile “vietato” e scatta l’allarme all’Onu. Sulla politica missilistica degli Stati Uniti voluta da Donald Trump, che sta diventando più aggressiva dopo il ritiro di Washington dal trattato sulle Forze nucleari a raggio intermedio (Inf), Russia e Cina hanno chiesto l’intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La richiesta è arrivata dopo che, nei giorni scorsi, gli Usa hanno testato dei missili da crociera a lungo raggio che, appunto, il trattato con la Russia vietava.
Il test è stato annunciato ufficialmente dal Pentagono, citato dalla Cnn. Il missile ha colpito un bersaglio a 500 chilometri di distanza e il test è avvenuto con un missile con testata convenzionale partito dall’isola di San Nicolas in California.
Trump ha scelto di ritirare Washington dal trattato Inf con Mosca all’inizio di agosto, dopo anni di accuse alla Russia su asserite violazioni compiute nello sviluppo del sistema missilistico russo Ssc-8. Inf limitava lo sviluppo di missili lanciati da terra con una gittata tra i 500 e i 5.500 km.
Putin: “Reagiremo alle nuove minacce”
Oggi, 22 agosto, un nuovo allarme arriva direttamente dal presidente russo Vladimir Putin. “Gli Usa potrebbero schierare nuovi missili a media gittata in Romania e in Polonia, e in questo caso la Russia reagirà alle ‘nuove minacce'”, ha detto. Il leader del Cremlino ha però ribadito che Mosca non intende dislocare nuovi siluri se non lo faranno prima gli americani.
“Il missile testato” dagli Usa – ha spiegato Putin – è un Tomahawk, cioè un missile di dislocazione marittima adattato ai lanci di terra. Lanci di questi missili potrebbero essere effettuati da rampe già presenti in Romania e che dovrebbero essere prossimamente posizionate in Polonia. Per questo è necessario solo cambiare il software”.
Il presidente russo ha poi detto di non essere sicuro che gli americani informeranno gli europei “su quali software si troveranno in quei sistemi”. “Per noi – ha concluso – ciò vuol dire che sorgono nuove minacce alle quali dobbiamo reagire di conseguenza”.