Usa, medici contro le armi da fuoco attaccati dalle lobby: “La corsia è la nostra trincea”
Dopo appena 5 giorni dalla sparatoria di Los Angeles, la potente lobby delle armi Nra ha attaccato i medici che ahnno publbicato un rapporto sull'incidenza di vittime e feriti da armi da fuoco. La risposta è arrivata su Twitter
Dopo appena 5 giorni dalla sparatoria di Los Angeles, quando un uomo armato ha fatto irruzione in un locale e ha sparato e ucciso 12 persone, la potentissima lobby National Rifle Association ha attaccato i medici che si sono permessi di pubblicare un report sull’incidenza delle ferite dei morti da arma da fuoco nel paese.
“Qualcuno dovrebbe dire a quei mitomani dei dottori anti-armi di stare al loro posto – ha scritto la Nra su Twitter – La metà degli articoli pubblicati dalla rivista ‘Annals of internal medicine’ fanno propaganda per il controllo delle armi”.
“Ma la cosa più preoccupante è che la comunità medica non abbia consultato nessuno a parte se stessa”.
La ricerca è un piccolo manifesto per l’adozione di politiche di prevenzione per le morti e le ferite da armi da fuoco.
L’accusa della Nra non è passata inosservata. A fare i conti con le conseguenze dei colpi di pistola e di fucile sugli esseri umani sono proprio i medici, chirurgi e il personale sanitario degli ospedali, ai quali non è andata giù la frase “state al vostro posto”.
La replica è arrivata su Twitter, dove all’hashtag #stayinmylane, (lane in inglese si traduce anche corsia), i medici hanno condiviso le agghiaccianti foto delle sale operatorie dove si è cercato di salvare la vita a una vittima da arma da fuoco.
Il sangue è ovunque, sul lettino, sul pavimento, sulle garze, sui vestiti e sulle mascherine dei medici. Persino sugli occhiali di protezione.
Tantissime gli scatti caricati. “Non posso mettere la foto del paziente, mi scatto un selfie “, e si vedono i pantaloni di un camice coperti di sangue dal ginocchio in giù.
“Siamo al nostro posto”, è il messaggio dei dottori che ogni giorno operano, ricuciono e tentano di salvare la vita a pazienti che spesso sarebbero vittime evitabili, se solo ci fossero controlli più rigidi e una minor facilità di vendita di armi da fuoco.