Crisi Usa-Iran, ultime notizie: raid Usa in Iraq, ucciso comandante filo-Iran. Botta e risposta Conte-Salvini
Crisi Usa-Iran: cosa sta succedendo
Sale la tensione tra Usa e Iran dopo l’uccisione del potente generale iraniano Qassem Soleimani (qui il suo profilo) in un raid condotto su ordine diretto del presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro l’aeroporto di Baghdad nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 gennaio.
Soleimani era una delle figure chiave della strategia iraniana in Medio Oriente, molto vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e considerato da alcuni il potenziale futuro leader del Paese.
Crisi Usa-Iran, le ultime notizie: 4 gennaio 2020
ore 15:40 – Salvini: “Conte preoccupato? No, è ignorato” – Non si fa attendere la replica al premier Conte da parte del segretario della Lega, Matteo Salvini. “Conte ha detto di essere preoccupato? No, Conte è ignorato e assente – ha dichiarato il leader del Carroccio – mentre in Libia l’Italia perde credibilità e terreno a vantaggio di Francia e Turchia, un potenziale disastro per il nostro Paese, dal punto di vista dell’economia, dell’energia, della sicurezza e dell’immigrazione”.
ore 13,30 – Conte: “Preoccupato per la situazione in Iraq” – In mattinata anche il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, è intervenuto sulla crisi tra Usa e Iran che potrebbe portare a un’escalation di violenza in Medio Oriente. “Sono fortemente preoccupato – ha detto il premier, citato da fonti di Palazzo Chigi – e faccio un appello alla moderazione, al dialogo, al senso di responsabilità delle parti. Sul dialogo, l’Ue può giocare un ruolo fondamentale e offrire un contributo determinante”
ore 12,15 – La Nato sospende le sue missioni in Iraq – La Nato ha deciso di sospendere le sue missioni di addestramento in Iraq. Lo riferisce un portavoce dell’Alleanza.
ore 10,30 – Quali sono i rischi per i militari italiani? – Sono circa mille gli uomini tra carabinieri e membri dell’esercito italiano impegnati in Iraq. I rischi maggiori sono per la cosiddetta Task Force 44, un contingente di truppe speciali dell’esercito italiano che opera tra Baghdad e il nord del Paese con base operativa a Kirkuk. Diversa, invece, la situazione per i militari che si trovano a Erbil, nel Kurdistan, e in Kuwait. Qui tutti i dettagli
ore 09,30 – “Gli Usa e i loro alleati hanno sospeso l’addestramento di soldati in Iraq” – Gli Stati Uniti e i loro alleati avrebbero sospeso l’addestramento dei soldati iracheni a causa delle crescenti minacce che devono affrontare dopo il raid aereo americano a Baghdad di venerdì 3 gennaio, che ha causato la morte del generale Soleimani.
A riferirlo è Reuters, che ha preso visione di una lettera dei militari della Germania al parlamento tedesco. Qui l’articolo completo.
Ore 8,10 – Migliaia di persone ai funerali di Soleimani gridano “Morte agli Usa” – Migliaia di persone stanno partecipando a Baghdad ai funerali di Qassem Soleimani e Abu Mehdi al-Mouhandis, principale luogotenente del generale in Iraq, entrambi uccisi in un raid Usa nella notte del 3 dicembre.
Il corteo funebre sfila tra le vie del distretto Kazimiya con i partecipanti che accompagnano le bare al grido di “Morte all’America”. Qui l’articolo completo.
Ore 07.10 – Nuovo raid Usa in Iraq, ucciso un comandante delle milizie filo-Iran – Un nuovo raid aereo degli Stati Uniti a nord di Baghdad, in Iraq, ha provocato la morte di un comandante del gruppo paramilitare filo-iraniano Hashed Al Shaabi.
Secondo quanto riportano i media iraniani, dovrebbe trattarsi di Shibl al Zaid, leader di una milizia filo-iraniana, le Brigate Imam Ali, che sono una costola delle Unità di mobilitazione popolare (Pmu). Qui l’articolo completo.
Crisi Usa-Iran: cosa è successo finora
L’attacco che ha portato alla morte di Soleimani è stato il culmine di una serie di rappresaglie incrociate tra Usa e Iran. Il 28 dicembre, infatti, un contractor statunitense era stato ucciso da un razzo scagliato sulla base Usa a Kirkuk. Gli Stati Uniti avevano risposto il giorno dopo con un bombardamento che aveva ucciso 25 miliziani delle Kataib Hezbollah. Un gesto che aveva spinto una folla di manifestanti ad assaltare l’ambasciata Usa a Baghdad.
Dopo le minacce delle autorità iraniane, che hanno promesso ritorsioni nei confronti degli Stati Uniti, Trump ha dichiarato: “Il regno del terrore è finito. Soleimani stava pianificando attacchi contro diplomatici e militari americani. Non lo abbiamo ucciso per un cambio di regime o per iniziare la guerra”.
L’ambasciatore iraniano all’Onu Takht Ravanchi ha risposto scrivendo una lettera al segretario generale Antonio Guterres e al collega del Vietnam Dang Dinh Quy, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, in cui sostiene che “l’assassinio del generale Soleimani è un esempio evidente di terrorismo di Stato e, in quanto atto criminale costituisce una grave violazione dei principi di diritto internazionale, compresi quelli stipulati nella Carta delle Nazioni Unite. Comporta quindi la responsabilità internazionale degli Usa“.