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Home » Esteri

Il primo dibattito presidenziale con Donald Trump ha completamente affossato Joe Biden

Immagine di copertina
Un fotogramma del dibattito. Credit: Cnn

L'analisi di TPI da Washington

C’è preoccupazione, per non dire panico, fra i democratici dopo il primo dibattito fra il loro presidente, Joe Biden, e il suo predecessore repubblicano, Donald Trump. Perché se Biden doveva dimostrare il suo vigore e la sua lucidità in questa sera d’estate ad Atlanta, il presidente ha totalmente fallito il suo scopo: fin dall’inizio, è apparso tremante, con la voce roca, incerto, dando risposte a volte vaghe.

Servendo così un assist perfetto a Trump per saltargli alla gola e burlarsi di lui, risaltando la sua fragilità, nonostante abbiano solo tre anni di differenza.

Va detto che le risposte di Biden sono migliorate, come la sua voce, man mano che il dibattito è andato avanti, ma verso la fine è tornato punto a capo, con la voce di nuovo roca, dando risposte poco incisive e chiare persino nel suo discorso di chiusura.

Si è percepito tanto panico. E l’incapacità di rispondere al fuoco con il fuoco a tutte le dichiarazioni scorrette e alle bugie del rivale repubblicano.

Trump invece ha fatto semplicemente il Trump: mentendo, mentendo, facendo affermazioni assurde, anche di fronte all’evidenza dei fatti, mentendo ancora, ignorando domande scomode come sul cambiamento climatico e il suo ruolo nell’assalto del 6 di gennaio 2021.

E tornando ad affermare che le passate elezioni furono un furto. E non si sa, neanche stavolta, se accetterà o no il risultato di quelle del 2024.

Ma è stato sicuro di sé, dando risposte incisive, senza lamentarsi troppo come suo solito e senza provare a interrompere il suo rivale come fece quattro anni fa. Anche per via di un microfono che veniva silenziato ogni volta che parlava l’altro candidato e un format che ha paradossalmente avvantaggiato Trump, nonostante fosse stato accordato da entrambe le campagne prima di questa sera.

Bocciati completamente i moderatori di Cnn che non hanno posto alcun freno alle esternazioni di Trump, dicendogli solo: “Grazie.”

Biden ha provato a reagire agli attacchi diretti di Trump, dipingendolo come un criminale. Per chi si aspettasse dei riferimenti espliciti alle sue condanne, al suo essere una minaccia per la democrazia e per il futuro degli Stati Uniti, spiacenti, ma il democratico avrebbe potuto fare molto, ma molto, di più.

Ha definito numerose volte Trump come un bugiardo e che ha la morale di un “gatto randagio”, ma si è visto chiaramente come fosse Biden quello a soffrire di più di fronte agli attacchi.  Dimenticandosi di colpire dove avrebbe fatto male a Trump: l’essere un criminale, i milioni che deve pagare (e che non ha) e che l’aborto sia diventato un incubo in molti stati americani per colpa sua.

Ci sono dei democratici che dopo questo dibattito già parlano di sostituire Biden in queste presidenziali, convincerlo a farsi da parte, difficilmente succederà.

Il dubbio rimane: perché Biden e la sua campagna hanno deciso di avere un dibattito così presto, se il presidente stava messo così male?

È sembrato quasi un darsi la zappa sui piedi.

Per chiudere: se Biden sperava di cambiare la rotta di queste elezioni stasera, non ha ottenuto il risultato che aspettava in questo storico dibattito, il primo ad aver luogo in giugno.

Ciò che ha offerto a milioni di elettori è stato un netto contrasto con Trump, in una performance che è stata ripetutamente nebbiosa e sconnessa.

Annaspare è la parola che riassume il dibattito di Biden.

Imperterrito (e convinto della propria realtà parallela) è invece la parola che riassume il dibattito di Trump.

Mancano ancora quattro mesi alle elezioni di novembre, tutto può succedere, ma se fossero domani, vincerebbe a mani basse Trump, nonostante tutto, nonostante il sei di gennaio, nonostante cosa sia e cosa rappresenti, nonostante le sue tendenze dittatoriali, rispetto a un Biden, che per quanto sia una persona decente e nettamente più presidenziale di Trump, non è a quanto pare più in grado di emanare forza e sicurezza nel ruolo di uomo più potente del mondo.

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