Usa, polemiche sulle carenze nella sicurezza del Campidoglio: “Solo 350 soldati schierati”
Alcune criticità nella sicurezza hanno consentito ai manifestanti di entrare in Campidoglio
Una delle principali sedi del potere negli Stati Uniti, Capitol Hill, è stata violata senza grosse difficoltà dai manifestanti pro-Trump, che ieri sono riusciti a buttare giù le barricate ed entrare al Congresso americano, dove i parlamentari erano riuniti per certificare la vittoria di Joe Biden. Quattro persone, a seguito degli scontri, sono morte, e ora dovranno essere accertate le responsabilità di chi avrebbe dovuto proteggere quel luogo ed evitare che ciò avvenisse.
Dalla polizia di Washington alla Guardia Nazionale, fino ai responsabili politici e della sicurezza: negli Usa è già scoppiato un caso per far luce sulle carenze e negligenze del sistema di sicurezza, che evidentemente non ha funzionato, soprattutto perché gli estremisti pro-Trump avevano espresso chiaramente il loro intento sui social, quindi polizia, esercito e Fbi non potevano non sapere.
Iniziano quindi a emergere le prime criticità, ad esempio, il fatto che per la gestione della sicurezza della manifestazione – in programma da due mesi – erano stati schierati solo 350 soldati della Guardia Nazionale, dietro richiesta della sindaca di Washington Muriel Bowser. Solo dopo che i manifestanti sono riusciti ad entrare al Campidoglio sono stati inviati i 1.100 soldati aggiuntivi chiesti da Bowser in aggiunta. Peraltro – come ha svelato il New York Times – l’ordine di mobilitare i militari non proveniva da Trump, ma dal suo vice Mike Pence.
“Abbiamo pienamente attivato la Guardia Nazionale di Washington per aiutare le forze dell’ordine federali e locali ad affrontare pacificamente la situazione”, si è difeso Christopher Miller, ministro della Difesa ad interim. Ma Ryan McCarthy, il segretario all’esercito degli Stati Uniti, ha ammesso che c’è stata “un po’ di confusione” di fronte alla richiesta aggiuntiva di mobilitazione, e, per questo, ci sono voluti 30 minuti per inviare i soldati.
Un’organizzazione molto diversa rispetto a quella caratterizzata da ingenti misure di sicurezza in occasione della protesta degli attivisti di Black Lives Matter a Washington lo scorso giugno, dopo l’uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia. A gettare benzina sul fuoco è anche un video pubblicato in rete durante l’assalto al Campidoglio Usa, che mostra uno dei rivoltosi chiedere un selfie a un poliziotto, il quale si presta tranquillamente.
Il Campidoglio “doveva essere pesantemente presidiato dato che erano coinvolti gruppi estremisti con una storia di scontri violenti e non è stato fatto”, ha obiettato Charles Ramsey che ha guidato a lungo la polizia di Washington. “Non ho idea di come non fossero pronti per affrontare questa situazione, è incredibile”.
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