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Così la polizia Usa pesta brutalmente i manifestanti (disarmati) | VIDEO

 

Così la polizia Usa pesta brutalmente i manifestanti (disarmati) | VIDEO

Da ormai una settimana continuano negli Stati Uniti le proteste scoppiate a seguito della morte di George Floyd, l’afroamericano 46enne rimasto ucciso durante un arresto a Minneapolis lo scorso 25 maggio, e che stanno sconvolgendo il Paese. Ma sconvolgente è anche, e soprattutto, la risposta delle forze dell’ordine alle manifestazioni. Diversi video pubblicati sui social documentano la brutalità della polizia nei confronti dei manifestanti. Una violenza spesso immotivata: la stragrande maggioranza delle manifestazioni degli ultimi otto giorni sono state pacifiche. Alcune però sono sfociate in rivolte, con l’imposizione di coprifuoco in diverse città.

La patria della democrazia?

Manifestanti manganellati alle gambe o spinti a terra, poliziotti che caricano in gruppo individui disarmati e proteste pacifiche: dopo una settimana di manifestazioni a denuncia della violenza sistematica usata dalle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini, soprattutto neri, la brutalità della polizia non sembra arretrare di un passo, anzi. Complice e responsabile l’amministrazione Trump, arrivata a chiedere di schierare l’esercito contro i suoi cittadini, in una dinamica di forza e potere ben lontana dall’immagine che la democratica America sponsorizza di sé.

“Scaramucce”

A Buffalo, nello Stato di New York, due poliziotti sono stati ripresi mentre spingevano a terra un anziano signore (bianco). Gli agenti stavano sgomberando Niagara Square intorno alle ore 20 di giovedì 4 giugno, l’ora del coprifuoco. Il signore si è avvicinato ad uno dei poliziotti e quest’ultimo lo ha spinto a terra, facendolo cadere all’indietro. L’uomo ha sbattuto la testa e iniziato a sanguinare copiosamente, mentre gli agenti gli passano davanti. È stato portato via in ambulanza, con una grave ferita alla testa. Il video ha causato un’ondata di indignazione nel Paese. A seguito dell’episodio il Dipartimento di Polizia di Buffalo ha detto in una prima dichiarazione ufficiale che l’uomo “è inciampato e caduto” durante una “scaramuccia che ha coinvolto i manifestanti“. Quest’ultima poi è stata rettificata e i due ufficiali sono stati sospesi.

La stessa sera a New York la polizia è stata ripresa mentre caricava i manifestanti di una protesta pacifica nella zona di Williamsburg, gettando a terra almeno una persona. Sempre a New York un fattorino di colore è stato arrestato 27 minuti dopo l’inizio del coprifuoco in città, nonostante fosse un lavoratore indispensabile e quindi esentato da quest’ultimo. Un altro video denuncia un agente palpeggiare il seno una giovane donna durante un fermo. E quando lei resiste alla presa viene letteralmente assalita dai colleghi e dall’agente stesso e manganellata sulle gambe finché non crolla a terra. A Seattle invece ben 10 agenti hanno caricato tutti insieme una signora in bicicletta che stava partecipando alle proteste. Sempre a Seattle, durante le proteste un manifestante viene braccato e fermato da un poliziotto che lo immobilizza schiacciandogli il ginocchio sul collo, lo stesso modo in cui Derek Chauvin ha immobilizzato, e poi ucciso, George Floyd. Su Twitter un utente ha raccolto numerosi video di denuncia che documentano la brutalità della polizia e gli abusi commessi durante le proteste.

“Proteggere e servire”

Questi video arrivano a poche ore di distanza dai funerali di George Floyd tenutisi a Minneapolis, la città dove l’uomo è morto per mano (o meglio, ginocchio) della polizia. La sua morte ha indignato il Paese e il mondo intero. Il video della brutalità degli agenti nei confronti di Floyd è entrato nelle case di ognuno di noi e proprio per quel video, che documentava l’ennesima violenza, e l’ennesima vita persa di un americano nero, il Paese è insorto. E non contro la morte di un sol uomo, ma contro un razzismo strutturale e una violenza sistematica che oggi ancora più di prima caratterizzano un Paese come gli Stati Uniti, fondato su 400 anni di schiavitù nera. Eppure, nonostante alcuni casi di poliziotti che si sono uniti alle proteste e hanno supportato il movimento Black Lives Matter, la situazione non sembra essere cambiata. “Proteggere e servire”, Protect and serve, il motto del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, sembra ormai uno slogan lontano, in uno Stato dove per gran parte della popolazione la polizia rappresenta il pericolo, e non la soluzione.

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