Donald Trump attacca Kamala Harris: “È diventata nera qualche anno fa. Ma non era indiana?”. La vicepresidente: “Solito vecchio show”
L’ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alle elezioni del prossimo 5 novembre Donald Trump è tornato ad attaccare la sfidante democratica in pectore Kamala Harris, mettendo in dubbio la sua identità: “È diventata nera qualche anno fa”. Ma mentre diversi esponenti del Partito democratico hanno accusato il magnate di razzismo, la vicepresidente ha bollato le sue frasi come il “solito vecchio show”.
L’attacco di Trump
Le polemiche sono cominciate con l’intervento di ieri di Donald Trump alla convention della National Association of Black Journalists di Chicago, in Illinois.
“La conosco da molto tempo, indirettamente”, ha detto l’ex presidente Usa riferendosi a Kamala Harris. “Ed è sempre stata di origine indiana, promuoveva solo il suo retaggio indiano: non sapevo che fosse nera fino a qualche anno fa, quando è diventata nera, e ora vuole essere conosciuta come nera”, ha aggiunto. “Quindi non so, è indiana o è nera?”.
Quando però uno dei giornalisti presenti sul palco ha ribattuto che Kamala Harris si è sempre identificata come una persona afroamericana, ricordando a Trump come la vicepresidente abbia anche frequentato un’università “storicamente nera” (la Howard University di Washington D.C.), il candidato repubblicano alle presidenziali ha risposto: “Rispetto entrambe (le identità, ndr), ma lei ovviamente no”. “Perché era indiana fino in fondo e poi all’improvviso ha cambiato idea ed è diventata una persona nera”, ha aggiunto Trump. “E penso che qualcuno dovrebbe indagare anche su questo aspetto”.
La risposta di Kamala Harris
Non si è fatta attendere la replica di Kamala Harris, che dal palco di Houston, in Texas, ha bollato le parole dell’avversario come “il solito vecchio show”, affermando che “il popolo americano merita di meglio”.
“Oggi, abbiamo ricevuto un altro promemoria: questo pomeriggio Donald Trump ha parlato all’incontro annuale della National Association of Black Journalists e ha offerto il solito vecchio show, divisivo e pieno di mancanza di rispetto”, ha detto Kamala Harris ai suoi sostenitori riuniti dalla confraternita Sigma Gamma Rho di Houston, parte della Divine Nine, un gruppo di nove confraternite storicamente composte da afroamericani di cui la stessa vicepresidente è stata membro, essendo stata iscritta alla Alpha Kappa Alpha. “Lasciatemi solo dire che il popolo americano merita di meglio”.
“Il popolo americano merita un leader che dica la verità. Un leader che risponda all’ostilità e alla rabbia confrontandosi con i fatti”, ha detto la candidata democratica in pectore alle presidenziali Usa di novembre. “Meritiamo un leader che capisca che le nostre differenze non ci dividono. Sono una fonte essenziale della nostra forza”.
“La nostra è una lotta per il futuro ed è una lotta per la libertà”, ha aggiunto Kamala Harris, che ha definito la campagna dell’ex presidente “un attacco totale” ai diritti fondamentali. “In tutta la nostra nazione stiamo assistendo a un attacco totale alle libertà e ai diritti fondamentali che ci siamo conquistati e guadagnati duramente”, ha proseguito. “La libertà di votare, la libertà di essere al sicuro dalla violenza delle armi da fuoco, la libertà di vivere senza la paura del bigottismo e dell’odio, la libertà di amare chi amiamo – apertamente e con orgoglio – la libertà di imparare e di riconoscere la vera e completa storia dell’America e la libertà di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo senza che il suo governo le dica cosa fare”.
“Non stiamo lottando contro qualcosa. Stiamo lottando per qualcosa”, ha continuato Kamala Harris, che ha definito i democratici “gli sfavoriti in questa gara”. “Sappiamo quanto c’è in gioco”. Per questo, ha concluso, “abbiamo del lavoro da fare. Un bel duro lavoro”.
Le reazioni all’attacco di Trump
I commenti di Trump hanno immediatamente suscitato diverse critiche, in primis da parte del marito di Kamala Harris, Doug Emhoff, che ha definito la performance di ieri dell’ex presidente “la versione peggiore di una persona già orribile”.
“I suoi insulti, tutte queste stronzate, sono orribili, terribili e dimostrano mancanza di carattere, ma sono solo un mezzo di distrazione”, ha dichiarato Emhoff, secondo il Washington Post, durante una raccolta fondi elettorale nel Maine. “Riguarda ciò che c’è in gioco in queste elezioni”.
Ma anche la famiglia di Trump è intervenuta. Fred Trump III, nipote dell’ex presidente e dichiarato sostenitore di Kamala Harris, si è detto “non sorpreso” dalle parole dello zio. “Ultimamente gli succede spesso”, ha commentato alla Cnn.
A sostegno della candidata democratica in pectore sono poi intervenuti anche molti compagni di partito, a partire dai suoi possibili vice come il senatore dell’Arizona Mark Kelly e JB Pritzker, governatore dell’Illinois da dove ha parlato Trump. L’ex astronauta ha bollato le parole del candidato repubblicano come “i commenti di un vecchio disperato e spaventato che, soprattutto nell’ultima settimana, è stato preso a calci nel sedere da un procuratore esperto”.
“Penso che sia preoccupato di questo ma lei continuerà a farlo, vincerà le elezioni a novembre e sarà la nostra prossima presidente”, ha detto Kelly. “Sapete, i suoi commenti non sono inaspettati”, ha aggiunto il senatore democratico. “Lui è fatto così ed è sempre stato così”.
“Io sono cresciuto nel New Jersey”, ha ricordato Kelly. “Quando ero al liceo, lui era un uomo d’affari newyorkese e ora è un vecchio uomo d’affari newyorkese. Ed era così quando lo vedevo al telegiornale negli anni Ottanta ed è ancora lo stesso oggi e non cambierà”.
Il governatore dell’Illinois invece ha apertamente accusato Donald Trump di razzismo. “Nel 2017, quando mi sono candidato a governatore, l’ho sempre definito razzista perché lo è, e oggi lo ha dimostrato ancora una volta”, ha detto Pritzker.
Ma c’è anche chi ha difeso le parole dell’ex presidente, come il suo vice JD Vance. Trump, ha dichiarato il senatore repubblicano dell’Ohio, “ha sottolineato la natura fondamentalmente camaleontica di Kamala Harris”.
“Tutto ciò che ha detto il presidente è che questa è una persona che cambia identità come una persona normale cambia i vestiti. Penso che sia del tutto corretto dirlo”, ha aggiunto Vance. “Non è chi finge di essere. Cambia idea su ogni questione. È falsa. È fasulla. E penso che tutta la nostra campagna si divertirà molto a sottolinearlo”.
L’identità di Kamala Harris
Tralasciando le polemiche sull’appropriatezza delle osservazioni di Donald Trump, Kamala Harris non ha mai nascosto le sue radici. La defunta madre della vicepresidente era indiana mentre suo padre è giamaicano: entrambi emigrarono negli Stati Uniti tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. Si conobbero nel 1962 e si sposarono l’anno successivo. Nel 1964 poi nacque la loro figlia Kamala Devi a Oakland, in California, colei che diventerà la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti.
Kamala Harris ha sempre abbracciato la sua identità nera negli ultimi decenni, coltivando anche il suo retaggio indiano. Come detto, la vicepresidente si è laureata nel 1986 alla Howard University. Quindi, secondo la sua autobiografia pubblicata nel 2019, al secondo anno presso lo Hastings College of the Law della University of California fu eletta presidente dell’associazione degli studenti neri di giurisprudenza. Nel 1989, al terzo anno di legge, secondo Politico, tenne un discorso a favore dell’uguaglianza durante una manifestazione organizzata nel campus dopo la scoperta di alcune scritte razziste: “Per gli studenti neri”, disse Kamala Harris, secondo gli archivi del Hastings College Law News, “quel murale è un esempio di ciò con cui abbiamo a che fare continuamente”.
Sebbene un profilo pubblicato da Asian Week nel 2003, ai tempi della sua candidatura per la procura distrettuale di San Francisco, fosse incentrato sul suo retaggio indiano, nello stesso articolo Kamala Harris parlava di suo padre come di “un uomo di colore”: “Sono cresciuta con una forte cultura indiana e sono stata cresciuta in una comunità nera”, si legge nel pezzo, che cita le parole dell’attuale vicepresidente. “Tutti i miei amici erano neri e ci riunivamo per cucinare cibo indiano e dipingerci le mani con l’henné e non mi sono mai sentita a disagio con il mio background culturale”.