L’uragano Irma ha colpito Cuba e si dirige verso la Florida
La Florida si prepara per l'arrivo della tempesta, che è attesa nella mattina di domenica. Nei Caraibi Irma ha già provocato 21 vittime
L’uragano Irma ha colpito la costa settentrionale di Cuba con forti venti e pioggia sabato 9 settembre, mentre 5,6 milioni di residenti in Florida hanno ricevuto un ordine di evacuazione. La tempesta, che dopo essere stata declassata è tornata adesso ad intensità massima (pari al livello 5), ha già ucciso 21 persone nei Caraibi e devastato le isole orientali.
Irma, una delle più forti tempeste atlantiche dell’ultimo secolo, ha colpito l’arcipelago cubano di Sabana-Camagüey con una velocità di 260 chilometri orari secondo l’U.S. National Hurricane Center (NHC). È la prima volta che un uragano di categoria 5 colpisce Cuba da decenni.
“Le scene che si stanno verificando sulla costa centro-settentrionale di Cuba somigliano sempre di più agli orrori visti sulle isole dei Caraibi”, scrive il reporter di Reuters Mark Frank. “Mare mosso, cieli grigi, forte pioggia, palme piegate, onde enormi che si infrangono sugli scogli e linee elettriche abbattute hanno riempito i telegiornali dello stato”.
Le isole Bahamas, invece, sono invece state per lo più risparmiate dall’uragano, secondo quanto riporta la Bbc. La tempesta dovrebbe raggiungere la Florida nella mattina di domenica 10 settembre, portando massicci danni con vento e inondazioni nel quarto stato più popoloso degli Stati Uniti.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto in un video-messaggio che Irma è “una tempesta di storico potenziale distruttivo” e ha chiesto alle persone di seguire le raccomandazioni degli ufficiali governativi e applicare la legge, secondo quanto riportato da Reuters.
La Florida si prepara per l’arrivo dell’uragano Irma
Abbattendosi sulle coste della Florida, Irma potrebbe causare miliardi di dollari di danni e ha già messo a rischio le infrastrutture elettriche dello stato. Milioni di persone subiranno infatti gli effetti delle forti piogge e dei venti restando senza elettricità.
Le autorità dello stato meridionale stanno già evacuando turisti e residenti dalle isole Keys, dalla città di Miami e da quella di Miami beach. Il governatore della Florida, Rick Scott, ha chiesto alla popolazione di prendere “solo il necessario” ed evacuare le zone a rischio.
“Possiamo ricostruire le vostre case, non la vostra vita”, ha detto Scott. I porti dello stato saranno chiusi da sabato 9 settembre e diversi voli sono già stati cancellati.
Il timore maggiore delle autorità riguarda quattro centrali nucleari presenti nello stato. Gli impianti a rischio sono il Crystal River 3, la centrale di Levy County, quella di St. Lucie e quella di Turkey Point.
Lo stato d’emergenza, dichiarato per la Florida, è stato esteso anche a Georgia, Carolina del Sud e Carolina del Nord. Si prevede infatti che la tempesta, una volta colpita la Florida, proseguirà la sua corsa verso gli stati confinanti settentrionali.
Lo U.S. National Hurricane Center (NHC), prevede che i forti venti e le piogge colpiranno infatti la Georgia, la Carolina del Sud, l’Alabama, il Tennesse, fino ad arrivare in Kentucky.
Al momento nei Caraibi gli uragani sono ben tre. Oltre a Irma, che punta le coste di Cuba e della Florida, c’è anche la tempesta Jose, al momento ancora al largo dell’Atlantico, ma che si prevede seguirà le orme dell’uragano Irma. Il terzo uragano è Katia, ora al largo delle coste nord orientali del Messico e che minaccia lo stato di Veracruz. (Qui una guida visiva realizzata dalla Bbc)
Per quanto riguarda l’uragano Jose, più si avvicina alle coste delle isole caraibiche dove le acque sono più calde, più la perturbazione si fa intensa. Secondo quanto riferito da Reuters, la tempesta è stata riclassificata come uragano di categoria 4.
Intanto la situazione nei Caraibi ha già avuto effetto sui prezzi del petrolio, la regione del Golfo del Messico infatti è una delle maggiori produttrici di questo combustibile fossile del mondo.
Già l’uragano Harvey, che negli scorsi giorni ha colpito Texas e Louisiana, aveva avuto effetti sui mercati energetici mondiali, ma ora il prezzo del U.S. West Texas Intermediate (WTI), la principale varietà di petrolio prodotta nel Golfo, è salito del 5 per cento.