L’uragano Florence sta raggiungendo la costa est degli Stati Uniti
North e South Carolina, Virginia, Maryland, Georgia e Washington DC hanno dichiarato lo stato di emergenza: il ciclone è stato declassato a categoria 1 ma resta un "pericolo mortale"
L’allarme resta alto, ma l’uragano Florence adesso fa meno paura. Giunto ad appena 70 chilometri dalla costa orientale degli Stati Uniti, il ciclone è stata declassato a categoria 1 (mentre prima era considerato di categoria 3).
Si prevedono venti al massimo fino a 150 chilometri orari. Il National Hurricane Center avverte comunque la popolazione che l’intensità dell’uragano rappresenta comunque “un pericolo mortale”.
Un milione di persone sono state evacuate: gli stati di North e South Carolina, Virginia, Maryland, Georgia e Washington DC hanno dichiarato lo stato di emergenza. Le autorità locali hanno adottato misure straordinarie, come divieti di circolazione in alcune zone e coprifuoco.
L’arrivo dell’uragano è previsto nella giornata di venerdì 14 settembre 2018.
Le scuole nelle aree interessante dall’uragano sono chiuse dall’11 settembre.
I cittadini delle zone su cui si abbatterà Florence stanno facendo scorte di beni di prima necessità come acqua, pane e batterie.
Nei giorni scorsi le autorità locali hanno avvertito che la tempesta potrebbe causare un disastro di proporzioni storiche.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ripetutamente allertato la popolazione sui rischi, esortando a rispettare gli ordini di evacuazione, ma ha assicurato che sono state messe in campo tutte le misure necessarie e che l’amministrazione “è pronta”.
“Una delle peggiori tempeste degli ultimi anni sta per colpire la costa orientale”, ha scritto su Twitter il presidente.
Florence inoltre potrebbe superare per forza l’uragano Hugo, che ha causato danni per circa 8 miliardi di euro, oltre a costare la vita a 49 persone nel 1989.
Sulla traiettoria dell’uragano ci sono sei centrali nucleari. Duke Energy, la società che le controlla, ha fatto sapere che saranno spente almeno due ora prima del passaggio del ciclone.
L’impianto nucleare Brunswick, a sud di Wilmington, nella regione di Cape Fear (North Carolina), era stato definito nel 2014 come una delle centrali atomiche più a rischio nel caso di allagamenti. I due reattori dell’impianto Brunswick sono dello stesso tipo di quelli di Fukushima, in Giappone, esplosi dopo lo tsunami e il terremoto del 2011, rilasciando materiale radioattivo.
Nel settembre del 1999, l’uragano Floyd, categoria 2, scaricò 60 centimetri di acqua nella regione di Cape Fear, già messa alla prova dal precedente uragano Dennis. Il risultato fu il peggior disastro naturale della storia del North Carolina: decine di persone morirono e intere città vennero sommerse dall’acqua, mentre detriti, anche tossici, e animali morti, contaminarono l’acqua potabile.
I cicloni tropicali, come l’uragano Florence, sono tra i fenomeni naturali più potenti e distruttivi in assoluto. Quelli che si formano nell’Oceano Atlantico prendono il nome di uragani, mentre in Asia sono chiamati tifoni.
Sono prodotti da una complessa fenomenologia atmosferica, determinata da centri di minima pressione e aspirazione originati dalle elevate temperature equatoriali. È in questi centri che convergono i venti, con un moto spiraliforme suscitatore dei vortici. L’ampiezza dei cicloni può raggiungere un diametro di centinaia di chilometri.
Nel 2017 l’uragano Harvey si è abbattuto dal nord-est del Messico fino alla Louisiana, provocando la morte di decine di persone.
Furono invece oltre 1.900 le vittime dell’uragano Katrina, che colpì in particolare la città di New Orleans, in Louisiana (qui i peggiori uragani della storia degli Stati Uniti).