L’Unione europea revoca le sanzioni contro la Bielorussia
Bruxelles vuole ristabilire relazioni di cooperazione con Minsk, ma l'embargo sulle armi non verrà rimosso
L’Unione europea ha revocato le sanzioni che da cinque anni pesavano sulla Bielorussia e sul governo autoritario del presidente Alexander Lukashenko, lunedì 15 febbraio 2016.
Nell’annunciare la decisione durante la riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles, l’Ue ha chiarito che non revocherà l’embargo sulle armi né le sanzioni su quattro uomini sospettati di essere coinvolti nella scomparsa di due membri dell’opposizione, un uomo d’affari e un giornalista.
In origine, le sanzioni riguardavano 170 individui tra cui Lukashenko stesso e tre società. Esse erano già state temporaneamente sollevate alla fine di ottobre e per quattro mesi in un gesto di incoraggiamento. La decisione presa oggi sarà definitiva a partire dal primo marzo.
L’Ue si è detta soddisfatta dei progressi fatti dal paese in materia di diritti umani, ma la mossa appare anche volta a migliorare la posizione di Bruxelles tra i paesi nella sfera d’influenza russa.
Dal canto suo, Lukashenko sta cercando di ripulire la sua immagine all’estero per essere meno dipendente dall’alleato russo, che è a sua volta sottoposto alle sanzioni dell’Ue per via del conflitto in Ucraina e che sta risentendo del crollo del prezzo del petrolio.
L’Ue, che intende incoraggiare la democratizzazione della Bielorussia, ha cambiato il suo approccio nel tentativo di coinvolgere piuttosto che isolare i vicini dell’Europa centrale e orientale, anche nell’ottica di contrastare l’aggressività russa, che ha portato all’annessione della penisola ucraina della Crimea nel 2014.
Il ministero degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha commentato: “La decisione non è certo stata presa illudendoci che la Bielorussia cambi dal giorno alla notte”, ma nel rispetto di un approccio al tempo stesso misurato e costruttivo nei confronti dell’ex stato sovietico.
Lukashenko, che è stato additato dagli Stati Uniti come l’ultimo dittatore d’Europa, ha convinto l’Ue tenendo elezioni presidenziali pacifiche lo scorso ottobre, consentendo il rilascio di alcuni prigionieri politici e ospitando a Minsk i colloqui di pace tra l’Ucraina e la Russia. Tuttavia, Bruxelles insiste anche perché la Bielorussia abolisca la pena di morte.
I rappresentanti dell’Ue avevano avvertito Lukashenko, al potere da vent’anni, che la revoca delle sanzioni sarebbe dipesa dallo svolgimento pacifico delle elezioni dell’11 ottobre 2015, che hanno confermato la presidenza a Lukashenko stesso, ma non sono state caratterizzate dalla repressione che aveva invece inficiato le votazioni del 2010, portando l’Ue a imporre le sanzioni.
La dichiarazione rilasciata da Bruxelles rende noto che l’Ue è disposta ad aiutare economicamente la Bielorussia e ad aprirle canali commerciali privilegiati, sostenendo anche la sua candidatura per accedere all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc).
Le imprese bielorusse potranno accedere ai finanziamenti della Banca europea per gli investimenti e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.