Unhcr: al via la campagna per salvare 3,3 milioni di rifugiati dal gelo invernale
Un bianco Natale non per tutti significa festa, calore, serenità e abbondanza. Per rifugiati e sfollati siriani e afghani questo sarà un altro lunghissimo inverno in cui dovranno fronteggiare neve, piogge, gelate e temperature rigidissime. Una lotta ancora più dura che devono affrontare milioni di bambini, anziani, donne e uomini che non hanno una casa in cui scaldarsi, un ospedale in cui curarsi, risorse finanziarie per acquistare abiti caldi e per mettere in tavola una cena, spesso nemmeno nulla per coprirsi.
Per portare aiuti alle persone in fuga che si trovano ora in balia dell’inverno, UNHCR lancia la campagna “Fai un gesto gentile” che ha l’obiettivo di raccogliere fondi per aiutare le famiglie rifugiate più bisognose a provvedere alle spese essenziali per la sopravvivenza: l’affitto, il cibo, il riscaldamento in casa, ma anche per fornire loro indumenti invernali, scarpe, coperte e tutto ciò che serve per proteggersi dalla minaccia del freddo.
In Afghanistan la popolazione, già stremata da 40 lunghi anni di conflitto, deve oggi convivere non soltanto con la perenne minaccia alla propria sicurezza ma anche con la povertà estrema e con un sistema sanitario al collasso. In totale sono oltre 3,5 milioni gli sfollati interni, quasi 700 mila solo nei primi 10 mesi dell’anno. 8 su 10 sono donne e bambini. Nel Paese soltanto il 4% della popolazione ha completato il ciclo di vaccinazione contro il Covid-19 e ora, con l’arrivo della stagione invernale e con temperature che possono scendere fino a 12 gradi sottozero, la situazione umanitaria si fa ancor più drammatica. Molte famiglie vivono in alloggi di fortuna e non possono permettersi nemmeno stufe e carburante per il riscaldamento. Per loro l’inverno diventa una sfida quotidiana: senza protezione adeguata, la polmonite o l’ipotermia possono sopraggiungere anche nel volgere di un solo giorno. UNHCR è impegnata a fornire assistenza straordinaria per l’inverno a oltre 500 mila sfollati interni afghani, che riceveranno abiti e coperte oltre all’assistenza economica diretta.
“Con metà della popolazione afghana alle prese con una grave insicurezza alimentare e 3,5 milioni di sfollati interni, la stagione invernale mette a serio rischio la sopravvivenza dei più vulnerabili, soprattutto anziani e bambini” spiega Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “Se si vuole prevenire una crisi umanitaria ancora più grande, con implicazioni non solo regionali, ma globali, la comunità internazionale deve sostenere l’Afghanistan – e deve farlo con rapidità”.
Il conflitto che mette a dura prova il Paese ormai da più di 10 anni ha messo in fuga oltre 13 milioni di persone. Circa 6,7 milioni sono sfollati all’interno del Paese e 6,6 milioni sono rifugiati in altri Paesi. La crisi umanitaria è devastante e riguarda ogni aspetto della vita quotidiana di individui e famiglie: non riescono più a fronteggiare le malattie, con gli ospedali distrutti e in più il devastante impatto della pandemia di Covid-19; non riescono a sostentarsi, con una svalutazione e un’inflazione galoppanti; non riescono a far studiare i più giovani, con le scuole ormai in macerie e abbandonate.
L’arrivo del lungo inverno siriano non fa che aggravare una situazione già allo stremo. UNHCR si è impegnata ad assistere oltre 840 mila persone con la distribuzione di aiuti indispensabili per la sopravvivenza alle gelide temperature. Oltre 15 mila rifugiati riceveranno inoltre assistenza economica diretta.
L’UNHCR sta lavorando senza sosta, in Afghanistan e in Siria, ma anche in Libano, in Egitto, in Iraq, in Giordania. Una corsa contro il tempo e contro il gelo per raggiungere almeno 3,3 milioni di persone, quelle in situazione di particolare fragilità, che rischiano di non sopravvivere al rigore dell’inverno. L’intervento sul campo è strutturato intorno a 3 azioni salvavita: distribuzione di aiuti economici in denaro per le famiglie vulnerabili; fornitura di materiali per l’isolamento termico di tende e alloggi di emergenza e interventi per migliorare i sistemi di drenaggio dell’acqua piovana nei campi e negli insediamenti informali; distribuzione di accessori essenziali come coperte, abiti invernali, scarpe e teli di plastica.
Da qui l’accorato appello di Cardoletti: “L’aiuto di ciascuno può fare una grande differenza e ogni singolo gesto, unito ad altri, può diventare una salvezza per le famiglie rifugiate e sfollate che rischiano di non farcela. Donare significa regalare a ciascuno di loro non solo i beni indispensabili a superare l’inverno, ma anche la possibilità di continuare a sperare che presto possano lasciarsi alle spalle il freddo, la fame e le violenze”.
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