L’Ue boccia le correzioni alla manovra dell’Italia: “Danni fatti prima”
Le parole del vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis
Le correzioni alla manovra finanziaria apportate dal Governo in extremis, sul finire del 2018, non sono servite a migliorare la situazione economica dell’Italia, perché “i danni erano già stati fatti”. A sostenerlo è Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, secondo cui, in particolare, la “traiettoria di bilancio” scelta da Roma “ha portato all’aumento dei tassi, al calo degli indicatori sulla fiducia e a una crescita rallentata”.
Dombrovskis parla a pochi giorni dalla diffusione delle stime di inverno della Commissione, che vedono l’Italia ultima tra i paesi Ue per tasso di crescita atteso nel 2019. Bruxelles ha operato un netto taglio alle previsioni sul Pil tricolore: a novembre 2018 aveva pronosticato un +1,2 per cento, a febbraio 2019 ha ribassato la stima a +0,2 per cento.
“Nelle nostre previsioni d’inverno abbiamo rivisto al ribasso le stime di crescita, abbiamo sottolineato che la traiettoria fiscale decisa dal governo italiano non aiuta in termini di fiducia per l’economia italiana e per la stabilità finanziaria”, ha spiegato il vicepresidente.
“Abbiamo anche detto che durante il negoziato le autorità italiane hanno corretto la traiettoria fiscale sostanzialmente, ma ora è importante che l’Italia continui con una politica fiscale responsabile per consentire all’economia di risalire”, ha aggiunto Dombrovskis.
Il vicepresidente, in altre parole, conferma che la Commissione valuta come insufficienti le correzioni alla manovra apportate a dicembre dal Governo Conte, nell’ambito del braccio di ferro con Bruxelles. Il taglio del rapporto deficit/Pil dal 2,4 al 2,04 per cento non è servito a migliorare le previsioni sulla crescita dell’Italia nel 2019.
A complicare il quadro, per Roma, ci sono i dati dell’Istat, che per il quarto trimestre 2018 ha “fotografato” una situazione di recessione tecnica.
Alcuni giorni prima Banca d’Italia e il Fondo Monetario Internazionale avevano già messo in guardia sull’eventualità di una recessione tecnica per l’Italia.
Il 30 gennaio, il premier Giuseppe Conte ha anticipato i dati Istat, ammettendo la possibilità di recessione. Nella manovra economica approvata a fine anno il Governo aveva previsto per il 2019 una crescita del Pil pari all’1 per cento.