Ucraina, al via i referendum nelle regioni occupate. Kiev: “Gruppi armati costringono a votare”
È iniziato oggi il voto per l’annessione alla Russia delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia e durerà fino al 27 settembre.
I referendum vengono raccontati in Russia come un atto di liberazione dei popoli, e in Occidente come una violazione del diritto internazionale e dell’autodeterminazione di essi. Lo ha detto a New York a nome del G7 la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock “Qualsiasi referendum tenuto in condizioni di presenza militare russa, intimidazione e deportazione forzata non può essere né libero né equo. Qualsiasi annessione del territorio ucraino sarebbe una grave violazione della sovranità dell’Ucraina e della Carta delle Nazioni Unite”. La Federazione russa, invece, rivendica la conformità del voto alla suddetta Carta, riporta l’agenzia di stampa Tass. Oltre ai rivali atlantici, anche il governo cinese, che aveva tentato di porsi come osservatore imparziale, ha difeso “l’integrità territoriale di tutti i paesi”, e sul Global Times, giornale governativo cinese, il caporedattore ha avvertito sul pericolo di un’escalation nucleare dopo l’annessione, che a suo avviso aprirebbe un “vaso di Pandora”.
Le autorità ucraine locali hanno denunciato l’assenza di osservatori internazionali e le misure coercitive dell’occupante. Serhiy Gaidai, governatore della regione ucraina di Luhansk ha raccontato a Reuters “nella città di Starobilsk, le autorità russe hanno vietato alla popolazione di lasciare la città fino a martedì e sono stati inviati gruppi armati per perquisire le case e costringere le persone a uscire per partecipare al referendum”.
Il racconto contraddice i video pubblicati sui social che mostrano persone in fila davanti ai seggi e cittadini che sventolano bandiere russe. O forse le due realtà non sono inconciliabili in regioni divise e in gran parte disertate dagli abitanti in fuga dalla guerra. Secondo Reuters sono stati aperti dei seggi a Mosca per i residenti delle repubbliche autoproclamate fuggiti li.
L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che monitora le elezioni, ha dichiarato che i risultati non avranno alcun valore legale in quanto non sono conformi alla legge ucraina o agli standard internazionali e che le aree in cui si svolgono non sono sicure.
Se l’esito dei referendum fosse favorevole alla Russia, quest’ultima considererà queste regioni, che costituiscono il 15% del territorio ucraino, regioni russe. Ogni attacco militare su di esse verrà quindi considerato un’offensiva alla quale rispondere con “qualsiasi arma” , come ha dichiarato il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Medvedev.