Esclusivo: ecco come arrivano le nostre armi in Ucraina
Siamo entrati nel centro dove Stati Uniti e Gran Bretagna raccolgono gli aiuti militari dell’Occidente per l’Ucraina. Ecco che cosa abbiamo visto all’interno
All’interno di una sala per conferenze riconfigurata, non più grande di un campo da basket di una scuola superiore, un centinaio e più di soldati provenienti da una trentina di Paesi diversi pianificano, organizzano e monitorano quasi ogni proiettile che dall’Occidente è diretto in Ucraina.
Negli ultimi tempi ai soldati britannici, aiutati dai loro colleghi americani, sono bastate poche settimane per trasformare una sonnolenta sala conferenze presso il complesso di Patch Barracks a Stoccarda in uno dei più importanti centri nevralgici della Nato, che cerca di soddisfare le richieste di armi in arrivo da Kiev. Il loro compito è reperire dal cuore dell’Europa artiglieria, carri armati, aerei da caccia, munizioni e attrezzature non letali di vario tipo, come gli elmetti, per spedirli dove infuriano i combattimenti in Donbass, con l’aiuto di alcuni ufficiali militari ucraini di collegamento che da lì contattano per telefono i soldati al fronte.
Abbiamo ottenuto un accesso esclusivo e senza precedenti al cosiddetto International Donor Coordination Center, dove 110 militari contribuiscono a monitorare senza interruzione le consegne di armi. Il sottoscritto ha potuto assistere alle attività del gruppo, a patto di garantirne l’anonimato e rispettando le regole di base fissate dal Pentagono.
Nel centro si respira la tipica atmosfera di una startup, per quanto collocata all’interno di una base militare degli Stati Uniti in un locale adibito in passato all’orientamento dei nuovi arrivati all’U.S. European Command. La sala è sovrastata da cerchi concentrici di laptop e risuona del brusio di conversazioni sommesse nelle diverse lingue dei militari che si consultano per far sì che le attrezzature per la difesa partano da dove sono state reperite e giungano a destinazione lì dove sono necessarie. Alcuni arredi e parti della stanza, come il tappeto blu, sono tenute insieme da strisce di nastro isolante.
«Due mesi fa questo gruppo non esisteva», ha spiegato ai presenti un militare americano di alto grado accanto allo schermo al plasma di una televisione su cui comparivano in dettaglio le spedizioni di armi in Ucraina da vari centri di tutta Europa. Il lavoro adesso è organizzato meglio. Per esempio, nel novembre del 2021, quando gli Stati Uniti hanno spedito in Ucraina motoscafi, «si è reso necessario fare una sequenza di cinquemila telefonate», ha raccontato l’ufficiale.
Adesso, dopo aver inviato aiuti militari americani per circa quattro miliardi di dollari, invece di migliaia di telefonate è sufficiente un’app. Nei primi giorni di guerra, funzionari statunitensi e soldati britannici lavoravano separatamente. L’esercito britannico, guidato dalla 104 Theater Sustainment Brigade, ha poi messo a punto un software con un nome ucraino in codice e dal funzionamento simile al portale Craiglist, dove gli ucraini possono postare le loro richieste di armi e i vari Paesi possono rispondere individualmente alle varie esigenze. All’inizio di aprile, poi, il personale statunitense e britannico è confluito in un’unica unità.
Dalla fine di aprile, quando il Pentagono ha iniziato a ospitare una conferenza mensile per organizzare i rifornimenti di armi all’Ucraina, il centro lavora a pieno regime. Ogni giorno, alle 11 del mattino, uomini in uniformi differenti convergono e si accalcano qui. I funzionari addetti alle operazioni monitorano i campi di battaglia in tempo reale e aggiornano tutti sul braccio di ferro delle ostilità in corso nel Donbass che gli americani hanno ribattezzato “scontri a fuoco”. La settimana scorsa, la Russia ha acquisito il controllo di Mariupol – assediata per quasi tre mesi – e delle città di Popasna nel Donbass e dei villaggi a sud di Izyum, provocando la ritirata degli ucraini e suscitando il timore di uno sfondamento russo.
Adesso, non appena si individua un donatore per le armi di cui l’Ucraina ha bisogno, i militari del centro di coordinamento studiano come entrare nel Paese via terra, via aria o su rotaia tramite uno dei vari centri nevralgici europei, scegliendo il più efficiente. I rifornimenti possono essere consegnati da appaltatori o ricevuti dalle forze armate ucraine, fa sapere una fonte militare britannica. Il compito, tuttavia, è diventato più complesso, tenuto conto che le esigenze dell’Ucraina si sono evolute, e da semplici armi piccole e trasportabili a mano o a spalla – come i missili anticarro Javelin e i missili Stinger per la contraerea, che hanno contribuito a fermare l’assalto russo a Kiev – si è arrivati a chiedere aerei, carri armati e artiglieria pesante, come i 108 obici M777 forniti dagli Stati Uniti.
Anche l’addestramento deve essere ben organizzato. Le altre nazioni trasferiscono avanti e indietro gli ucraini per addestrarli in Europa orientale. Per esempio, i canadesi insegnano ai soldati ucraini a usare l’artiglieria pesante messa a disposizione dagli Stati Uniti e a riutilizzare le armi. Una squadra all’opera in Europa orientale e collegata al Centro di comando europeo ha contribuito a smantellare aerei “Frogfoot” da attacco al suolo e supporto aereo ravvicinato di fabbricazione sovietica, risalenti agli anni Settanta e noti con il nome di Su-25, ed elicotteri militari sovietici Mi-17 così da mandarli in Ucraina.
Gli ucraini, secondo gli ufficiali militari americani e britannici, stanno dando prova di grande risolutezza nelle sessioni di addestramento. «Non vogliono fare pause caffè, ma imparare il più possibile e tornare subito nel loro Paese».
«Ci sono momenti in cui siamo un po’ al limite, ma ce la facciamo», ha aggiunto la fonte britannica. Una seconda fonte britannica ha aggiunto che il gruppo ha individuato una fornitura di fucili depositati in un magazzino che potevano essere consegnati all’Ucraina ma che non erano utilizzabili perché privi di mirino e munizioni. Il problema è stato risolto: mirino e munizioni sono stati trovati e le armi sono state spedite. Una terza fonte ha raccontato che le unità che si addestrano in Europa orientale sono riuscite a movimentare attrezzature militari durante la recente esercitazione Defender guidata dagli Stati Uniti che si è svolta in nove Paesi e a cui hanno preso parte più di 3.400 soldati americani e altri 5.100 di vari eserciti internazionali.
Adesso l’Ucraina deve escogitare in che modo mantenere in funzione e in piena efficienza questi nuovi sistemi difensivi. Gli addetti della cellula di pianificazione hanno messo a punto una lista di verifica per l’addestramento e la manutenzione delle armi, compreso un controllo tempestivo per verificare i rifornimenti di munizioni. Dopo aver ottenuto armi più difficili da mantenere, come i veicoli blindati, gli ucraini sono consapevoli che più una richiesta è urgente più diventa complessa la manutenzione.
«Se si usano kit non specifici, si rompono», ha precisato la prima fonte delle forze armate britanniche. «Da parte della politica c’è l’intenzione di agire in tempi stretti», e spesso questo spinge a mandare in Ucraina armi non del tutto affidabili. L’Ucraina, però, sta incalzando l’Occidente a spingersi ancora oltre. In cima all’elenco dei desideri di Kiev c’è un sistema di lancio multiplo, in grado di sparare simultaneamente fino a una dozzina di razzi a oltre 128 chilometri di distanza. Da quanto raccontano le fonti ucraine, però, sembra che finora gli Stati Uniti si siano rifiutati di procurarle nel timore di un’ulteriore escalation del conflitto.
Gli Stati Uniti e i Paesi della Nato stanno ancora cercando di capire se questa potrà diventare un’operazione ufficiale a tutti gli effetti, simile in un certo senso a quella condotta durante il Blocco di Berlino quando, alla fine degli anni Quaranta, furono trasportati milioni di tonnellate di cibo e approvvigionamenti di altra natura nell’area alleata della città tedesca allora isolata dall’Unione Sovietica. Kathleen Hicks, vicesegretario della Difesa degli Stati Uniti presente alla conferenza informativa, ha spiegato che il suo Paese sta già approntando la prima spedizione di aiuti militari all’Ucraina con un pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari proposto dal presidente Joe Biden e approvato dal Congresso la settimana scorsa.
Washington, però, non è pronta a cantare vittoria. «Scopo degli Stati Uniti in sostanza è offrire aiuto all’Ucraina, mentre l’obiettivo ultimo sarà deciso perlopiù tra lo Stato ucraino e quello russo», ha detto Hicks ai giornalisti al termine della riunione. «Noi vogliamo sostenere un approccio che tuteli l’Ucraina come Stato e faccia capire che, al di là di questo, saranno le due parti in causa a dover trovare un’intesa».Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui
2022, Foreign Policy. Traduzione di Anna Bissanti